“Ringrazio chi non mi ha accolta”: lo sfogo della dottoressa fa discutere. Benazzi: “Va fatta chiarezza”

Sta facendo discutere il cartello appeso all’interno dell’ambulatorio della dottoressa Maria Laura Riggi, medico di base a Giavera del Montello.

Nel cartello la dottoressa, che si sposterà in un nuovo studio, “ringrazia” una parte della comunità dell’ambulatorio di Giavera per non averla mai accolta e addirittura per averla “minacciata”.

“Ringrazio una parte della comunità dell’ambulatorio di Giavera per non avermi accolta – si legge nel cartello -, per avermi seguita fino alla macchina con una catena di acciaio lunga tre metri, per avermi detto ‘le persone fanno bene quando aspettano fuori dall’ambulatorio voi medici e vi uccidono’. Per avermi detto: ‘tu non sei di qua, vedi di adattarti o ti rovino la vita’, per avermi urlato in faccia con aggressività e violenza, senza ascoltarmi, per avermi detto: ‘il tuo faccino potrebbe essere schiarito se ti buttassi addosso un po’ di acido sai?'”.

“Per avermi riso in faccia – continua – quando ho preteso il rispetto delle regole e della legge, dopo vostre richieste che erano palesemente contro legge, per avermi schernito, deriso, sbeffeggiato, per avermi minacciato, per avermi detto che facevo meglio a stare zitta altrimenti mi sarei fatta molto male, per non esservi mai posti in posizione di ascolto ma sempre di aggressività e violenza trattandomi come fossi l’ultimo pezzente per strada”.

“Per aver scioccamente pensato – prosegue – di avere a che fare con una tosa del sud senza cervello, senza esperienza e, soprattutto, senza etica e deontologia. Per non esservi fidati né delle mie parole, né dei miei consigli né della mia professionalità”.

La dottoressa si è rivolta anche ai pazienti che, invece, hanno avuto un atteggiamento diverso con lei: “Un grazie di cuore – conclude – va, soprattutto, a quella parte della comunità che ha avuto la voglia di conoscermi, che mi vuole bene, che si fida, che mi rispetta, che mi ha accolta e che mi ha accompagnata fino ad oggi: senza di voi non sarei riuscita ad andare avanti e a superare tutto questo. Vi aspetto tutti nel nuovo studio”.

In paese c’è chi ha manifestato la propria solidarietà verso la dottoressa, ma anche chi, considerando il suo ruolo, avrebbe preferito mantenesse un profilo differente.

Quanto scritto dalla dottoressa Riggi, infatti, ha spinto il sindaco Andrea Maccari a intervenire a difesa dei suoi cittadini chiamati in causa dal medico senza precisare i contorni di certe accuse.

“Non entro nel merito delle minacce di cui parla la dottoressa – commenta il primo cittadino di Giavera -. Trovo poco opportuno dal punto di vista deontologico che una professionista appenda un cartello del genere nel suo studio. Ho chiamato il direttore generale dell’Ulss 2 Marca Trevigiana, il dottor Francesco Benazzi, che si dissocia dal comportamento della dottoressa che avrebbe potuto agire in modo differente. Io sono chiamato a difendere i miei cittadini da generalizzazioni di questo tipo”.

Il sindaco Maccari ci tiene a manifestare la sua solidarietà alla dottoressa rispetto alle minacce subite, rendendosi disponibile ad aiutarla a tutelarsi da questi comportamenti.

In tutto questo, però, il primo cittadino di Giavera sottolinea con fermezza che dei singoli casi puntuali non possono essere rappresentativi dell’intera comunità di Giavera.

“L’episodio singolo non fa primavera – sottolinea il dottor Benazzi -. Se c’è stato un problema con un paziente non si può attaccare un’intera popolazione con un cartello appeso in un luogo visibile a tutti. Chiederemo alla dottoressa di relazionare su questa vicenda. L’Ulss 2 Marca Trevigiana, infatti, ha l’obbligo di vigilare sul comportamento dei suoi medici”.

“Ci sono altri strumenti per intervenire in questi casi – continua – e il paziente poteva essere ricusato come hanno già fatto altri colleghi medici. Non va bene sparare nel mucchio in questo modo, non è questo il sistema corretto. Va fatta chiarezza su quello che è accaduto e, come Ulss 2, chiederemo alla dottoressa di dare una motivazione rispetto alle cose che ha scritto”.

“Un comportamento del genere va al di fuori del suo ruolo – conclude -. Se la dottoressa si era sentita attaccata, era giusto chiedere rispetto. L’azienda sanitaria l’avrebbe difesa. Nessuno nasconde il fatto che, soprattutto dopo il Covid, ci siano dei soggetti aggressivi, ma ci sono altre modalità per rispondere a queste situazioni”.

Qdpnews.it – Quotidiano del Piave ha provato a contattare direttamente la dottoressa Riggi per darle la possibilità di esporre in maniera ancora più approfondita il suo punto di vista.

(Autore: Andrea Berton)
(Foto: Andrea Berton)
(Articolo e foto di proprietà di Dplay Srl)
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