Da Marcello Mastroianni ad alti prelati del Vaticano, Serica 1870, negli anni, ha vestito una lunga lista di personaggi illustri: attori, papi e cardinali compresi. Lo stesso vestito indossato dalla principessa del Galles Kate Middleton all’incoronazione di Re Carlo III è stato confezionato con tessuti realizzati dall’azienda tessile con sede a Follina e a Como, dove si concentra la parte di tintura.
Il titolare Francesco Frezza ci guida alla scoperta di questa realtà dalla tradizione secolare nella lavorazione di filati di seta, che oggi annovera fra i propri clienti le più importanti case di moda italiane e straniere.
“La tradizione inizia dal mio bisnonno, un importante filandiere brianzolo – racconta -. Mio nonno, che era trevigiano, imparò il mestiere da lui, per poi aprire due filande, una a Farra di Soligo e una Sernaglia, che più tardi vennero chiuse per fare spazio alla nuova sede di Follina, dove ristrutturò un vecchio lanificio adibendolo a filanda”.
Bruciata completamente durante la Seconda guerra mondiale per rappresaglia, la filanda di Follina riprese l’attività sotto le redini del padre dell’attuale titolare che, a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta, a sua volta la trasformò intorcitura e tessitura. Da lì a poco l’attuale Serica 1870 si fece strada nel mercato dell’abbigliamento di lusso diventando fornitrice dei grossi gruppi di moda.
Quella che ci svela Francesco Frezza è un’azienda in cui convivono l’anima artigiana, fatta di saperi manuali che si tramandano da generazioni, e dall’altra quella tecnologica, ben rappresentata da telai che, “quando sono lenti” battono 600 colpi al minuto.
“Fino a pochi anni fa si faceva tutto a mano – spiega Frezza –, oggi le macchine ci consentono di automatizzare parte del processo che richiede comunque un importante apporto manuale, oltre che grande competenza del personale. Qualsiasi lavoro fatto qui dentro viene tramandato: un dipendente per essere completamente autonomo può metterci anche anni”.
I tessuti particolari, soprattutto quelli riservati a paramenti ecclesiastici, vengono ancora realizzati a mano con telai antichi, alcuni di fine Settecento. La parte superiore dello stabilimento di Follina, infatti, ospita una serie di telai d’epoca, perfettamente funzionanti, che solo poche persone sono in grado di utilizzare. “Li abbiamo acquistati per farci un museo della tessitura, ma è un’idea che potremo realizzare in futuro. Per ora sono dedicati alla realizzazione di tessuti pregiati, con fantasie particolari, riservati all’ambito ecclesiastico”.
Da papa Benedetto XVI al cardinale Bagnasco, molti abiti ecclesiali usati da alti prelati sono stati confezionanti proprio con alcuni dei tessuti realizzati con quegli antichi telai, con una pazienza e minuzia da amanuensi.
Quello del personale, soprattutto in ambito tessile, è un tasto dolente. “È difficile trovare persone che vogliano imparare questo mestiere, e ancora meno che, una volta imparato, decidono di portarlo avanti a lungo” spiega Frezza.
Un lavoro, quello di Serica 1870, che inizia dalla selezione della migliore seta al mondo. “La seta viene principalmente dalla Cina – prosegue il titolare -, ci sono delle piccole produzioni anche in Brasile, però diciamo che il grosso della seta di buona qualità viene dalla Cina. Non è sempre facile selezionare la migliore, bisogna guardare infatti all’area di produzione considerando le problematiche di certe aree del Paese legate all’inquinamento, con cui il baco da seta non va molto d’accordo”.
“Noi importiamo il filo di seta grezza che poi viene tessuta in loco e tinta nello stabilimento di Como. Il processo richiede grande cura e una buona dose di creatività. Le case di moda infatti chiedono qualità, fantasia, ma anche rapidità e ultimamente sempre più certificazioni di sostenibilità. Anche per questo siamo sempre più attenti all’impatto sull’ambiente, privilegiando metodi di lavorazione a basso consumo energetico grazie ad importanti investimenti effettuati negli ultimi anni. Anche per quanto riguarda le materie prime privilegiamo filati con certificazioni di sostenibilità”.
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