Risalendo “la Fiadora”: dall’Abbazia di Follina alla sorgente, l’acqua miracolosa dei monaci benedettini


L’importanza dell’acqua per la storia di un comune come Follina è evidente già a partire dall’etimologia, se poi si percorre il sentiero lungo la Fiadora, il parallelismo tra lo scorrere dell’acqua e l’evoluzione del piccolo paese, inserito nella lista dei Borghi più belli d’Italia, si rivela pienamente al suo visitatore.

Si tratta di una passeggiata breve, non troppo impegnativa per via del tracciato pianeggiante, che può partire dal monumento più celebre del paese: l’Abbazia di Follina. Non a caso nel chiostro di quest’edificio, risalente a prima del I secolo, c’è una fontana: era norma infatti per i Benedettini costruire i luoghi di culto in zone dove l’acqua era abbondante e, tra gli obiettivi di quest’ordine religioso, vi erano quelli di ottimizzare e migliorare le condizioni di vita delle comunità che vivevano vicine a queste risorse, in quella che verrà appunto chiamata Val Sana.

Nonostante l’abbondanza di corsi d’acqua, il ruscello da cui prende il nome lo stesso comune, la Follina, è tra i più corti d’Italia: la sua sorgente si trova proprio dietro l’attuale municipio e prosegue a valle per circa un chilometro e trecento metri, per poi gettarsi nel Soligo.

Lungo questo fiumiciattolo, sempre fornito di acqua per via delle sue origini carsiche, è stata predisposta anche una piccola centrale idroelettrica capace di ricavare dalla forza dell’acqua un po’ di energia elettrica. Il nome Santa Scolastica, ovvero la sorella di San Benedetto da Norcia, deriverebbe proprio da questi monaci, che avevano voluto cambiare i nomi pagani delle sorgenti con qualcosa di più appropriato alla loro visione.

Tornando all’itinerario originale di Mary e Paola, di NaturalMenteGuide, dietro all’abbazia c’è un sentiero che procede verso la frazione di Valmareno, affiancando il torrente Corin e un altro stretto canale d’acqua, chiamato appunto “La Fiadora”. Da qui ci si sposta dal borgo a zone poco frequentate dai passanti e c’è la possibilità di vedere come questa zona sia stata influenzata e arricchita dal punto di vista floristico e faunistico dalla presenza dell’acqua, che si sente scrosciare lungo tutto il cammino.

Il Corin ha un’acqua limpida, quasi immacolata: a definirlo è la presenza di un uccello indaffarato, il merlo acquaiolo, che sceglie con estrema cura le fonti dove cacciare le sue prede, piccoli molluschi e insetti.

Anche la stessa Fiadora, dalla sorgente, ha origine da un’idea dei monaci cistercensi: furono loro a deviare il corso del Corin per alimentare alcuni opifici e la strategia funzionò per interi secoli, in quanto ancora oggi, l’acqua della fontana del Chiostro proviene da lì.

La leggenda vuole che l’acqua della Fiadora passasse sotto l’altare e per questo fosse considerata anche miracolosa e benedetta: non a caso i viandanti che provenivano dal Praderadego si fermavano spesso ad abbeverarsi al chiostro, sperando di trarne qualche vantaggio nel proseguo del loro viaggio.

(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
(Video: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
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