A dieci anni dalla canonizzazione, i territori di Follina e San Pietro di Feletto si sono uniti per ricordare il passaggio di papa Roncalli, Giovanni XXIII (spesso indicato come il “papa buono”), nel nostro territorio locale.
Negli spazi dell’Abbazia di Follina, infatti, il Clan Verdurin di San Pietro di Feletto, guidato da Lia e Flaminio De Martin, ha organizzato una mostra dedicata al pontefice, che testimonia il suo legame con il territorio.
Basti pensare, ad esempio, la scelta di trascorrere le vacanze in una casa nelle vicinanze dell’Antica Pieve di San Pietro di Feletto.
Una mostra che è, allo stesso tempo, un omaggio alla figura del pontefice, grazie all’esposizione di opere artistiche varie dedicate alla sua immagine e che, a ingresso libero, rimarrĂ aperta fino al prossimo mercoledì 30 ottobre.
Opere artistiche, la stola del pontefice e la pietra della sua casa natale (donata al Clan dal segretario particolare del papa, monsignor Loris Capovilla), e ancora i disegni realizzati dai bimbi di Tarzo, Corbanese e Arfanta, testi poetici ispirati alla sua figura e scritti da Rodolfo Vettorello e Paolo Ruffilli,una canzone di Valentino Borgo: sono soltanto alcune delle cose in mostra, segno della volontĂ dei coniugi De Martin di trasmettere un messaggio significativo in maniera semplice.
La mostra è stata realizzata con il patrocinio e grazie alla collaborazione dell’istituto “Beato Toniolo. Le vie dei Santi”, la parrocchia di Santa Maria del Rosario di Follina, il gruppo di pittori “Caffè al Teatro” e l’associazione Artiglio, entrambi di Conegliano.
Nel corso della cerimonia di inaugurazione dello scorso sabato, presentata dalla giornalista del quotidiano locale Qdpnews.it Arianna Ceschin, è stata inoltre ringraziata la casa vinicola Sanfeletto di San Pietro di Feletto per aver prestato alla mostra le botticelle realizzate per il papa, la famiglia Tardivel per aver mostrato la corrispondenza intrattenuta con monsignor Capovilla, Letterio Riso per la grafica e don Giuseppe Gerlin per il suo supporto.
L’apertura della mostra
L’inaugurazione si è aperta con le parole di saluto di padre Francesco Rigobello (dell’Abbazia di Follina), di don Giuseppe Gerlin e di Marco Zabotti (dell’istituto Beato Toniolo).
Ospite d’eccezione alla presentazione è stato Marco Roncalli, pronipote del papa, che ha svelato alcuni aspetti della vita del prozio, prima di lasciare spazio a un ricordo dell’artista Renato Pasqualotti e a una spiegazione delle opere esposte da parte del professor Lionello Zanco.
“Sono passati decenni dalla morte del pontefice, avvenuta il 3 giugno 1963 – la premessa di Marco Roncalli – Ricordo quando mio nonno (suo fratello) raccontava la storia del figlio di contadini che sarebbe poi diventato papa: ho quindi sempre avuto il desiderio di approfondire la sua storia, andando oltre agli aneddoti”.
“Di lui sappiamo tutto, annotava tutta la sua vita e non abbiamo soltanto zibaldoni spirituali, ma anche diari e lettere. Scriveva tante lettere e si conservano ancora i suoi taccuini – ha aggiunto – Sapeva che si trattava di materiale che sarebbe stato visionato e ci sono delle informazioni che si devono anche saper leggere”.
“Era un uomo molto cauto, che fece anche dei viaggi poco conosciuti e andò in Marocco in incognito, portando avanti un dialogo interreligioso ‘ante litteram’ – ha proseguito – Rimase sempre molto aperto alla famiglia (continuò a ricevere i fratelli e le sorelle), ma con una grande consapevolezza. Era molto tenace”.
“Lui si era affezionato a San Pietro di Feletto, perchĂ© gli ricordava il suo paese – ha concluso – A me venne dato il nome ‘Marco’ in onore di San Marco e ci sono delle sue lettere dedicate ‘al piccolo Marco’”.
Da parte sua, il professor Zanco ha osservato quanto la mostra racchiuda aspetti legati sia all’arte sacra, ovvero che porta alla contemplazione, sia all’arte religiosa, che invece racchiude un aspetto piĂą narrativo.
Tra le opere esposte emergono anche delle storie: la più curiosa è sicuramente quella legata alle botticelle della cantina Sanfeletto.
Si narra che Giovanni XXIII, quando era ancora cardinale Roncalli, apprezzò il vino prodotto da quella cantina, tanto che fece commissionare due botticelle ovali alla ditta Garbellotto di Conegliano, costruite sulla misura del bagagliaio dell’auto di rappresentanza, ovvero una Opel Kapitan.
Per anni Guido Gusso, autista personale del futuro papa Giovanni XXIII, si recò in cantina, per rifornire la mensa patriarcale di Venezia di quel vino.
Alla morte del papa, monsignor Capovilla, donò alla cantina queste due botticelle, in ricordo del legame che ci fu tra il pontefice e il territorio.
(Autore: redazione Qdpnews.it)
(Foto: Qdpnews.it)
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