Ieri domenica 9 giugno, si è celebrata la solennità della Pentecoste, la festa cristiana che ricorda la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli riuniti nel Cenacolo.
A Follina, una nobile e plurisecolare sagra è abbinata alla ricorrenza, con una caratteristica che la rende davvero unica: la si festeggia in un apparentemente anonimo “lunedì di Pentecoste”.
Il motivo? La spiegazione ci riporta indietro nei secoli, ed è legata ai pellegrinaggi all’Abbazia di Santa Maria di Follina del popolo dell’Alpago, provenienti da una realtà storico-geografica della provincia di Belluno meridionale, luogo di pascoli e produzione di lana pregiata, “I Pagot”, così venivano chiamati gli abitanti di quei luoghi, hanno contribuito con le loro discese allo sviluppo di un importante mercato della lana.
Il contemporaneo sviluppo dei lanifici follinesi assunse una tale importanza che nel tempo il giorno del pellegrinaggio dei Pagot, il lunedì’ di Pentecoste, è divenuto la principale festa del paese.
Anche quest’anno per celebrare l’evento, la Proloco di Follina ha organizzato dal 31 maggio al 16 giugno la “Secolare sagra di Pentecoste”, che avrà il suo clou questa sera con i tradizionali fuochi d’artificio del lunedì.
Il forte legame con il passato è sancito dalla sesta edizione della “Via della Lana”. Anche quest’anno gli spazi dello storico lanificio Paoletti, hanno aperto i battenti al pubblico per una serie di eventi legati all’arte, alla cultura e alla lavorazione della lana.
Il tema che Danilo Gasparini, ideatore di questa manifestazione assieme alla famiglia Paoletti, ha voluto dare all’edizione 2019, è “Il ritorno in fabbrica”.
Cento anni fa, il 1919 segnava il ritorno delle maestranze nello storico Lanificio Paoletti dopo la dolorosa parentesi della Grande Guerra. La sirena tornava a suonare, i telai a battere, Follina a rinascere.
Nel 2019, ora come allora, con i suoi muri, i suoi rumori e i suoi reparti, esso è uno straordinario luogo d’incontro tra un passato glorioso e un futuro pronto a disegnare nuove trame.
Così ieri Follina è stata invasa da turisti, desiderosi di immergersi nell’antica ma anche moderna arte della lavorazione della lana, vogliosi di ristorarsi nell’antico maglio trasformato per l’occasione in “osteria del tessitore” o di rifocillarsi allo stand della Proloco, o perché no, di trovare conforto religioso nella storica Abbazia di Follina. Del resto tutto è nato dalla laboriosità di quei monaci cistercensi che intorno al XII secolo introdussero a Follina la lavorazione dei panni e altre attività artigianali legate alla presenza dell’acqua, cambiando per sempre la storia del borgo.
(Fonte: Giancarlo De Luca © Qdpnews.it).
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