La recente notizia sulla spinosa questione del restauro della chiesetta di San Clemente, a Follina, (vedi articolo), non può che richiamare l’attenzione anche su quello che ne è il vero e proprio gemello, ovvero l’oratorio di San Tomio, suo gemello sia per l’origine medievale che per la struttura architettonica, ma che versa, purtroppo, in uno stato assai più penoso.
Per molti secoli le due chiese sorelle si sono guardate, l’una dalla sponda opposta della valle rispetto all’altra: San Clemente si trova infatti sulla collina omonima, e guarda il paese da Sud, mentre San Tomio si nasconde nel folto della montagna, all’altro capo della valle.
Nel corso del Novecento, le loro storie hanno preso corsi differenti: San Clemente ha continuato a mantenere il suo ruolo e la sua sacralità, mentre San Tomio, complice la posizione periferica, è finito sconsacrato, negletto e, come se non bastasse, è stato ripetutamente vandalizzato.
Tuttavia, l’importanza di riportare l’attenzione sull’oratorio di San Tomio risiede non solo nelle ragioni storico-artistiche che lo accomunano con San Clemente, ma anche nella presenza, al suo interno, di una ulteriore e ancora semisconosciuta “perla”.
Circostanze del tutto fortuite, risalenti a diversi anni fa, hanno infatti riportato alla luce un antico affresco databile al XV o al XVI secolo (foto copertina). L’oggetto dell’affresco risponde ad una iconografia tradizionale: San Pietro dà le chiavi a Gesù, che le riceve sporgendosi dal grembo della Madonna.
Un dettaglio è curioso: la emergenza del tratto rosso del disegno preparatorio ben visibile nel volto del Cristo (foto sopra), sembra segnalare che l’affresco non fu mai concluso; e i motivi rimangono misteriosi.
Oggi, una vasta crepa attraversa tutta la chiesetta, e l’armatura apposta al perimetro superiore dell’edificio rischia di non riuscire più mantenerne l’integrità. Il disboscamento nella zona circostante, inoltre, ha fatto sì che un muro di cespugli e di spine sorgesse indomito a coronarne le mura.
I cittadini, informati dell’esistenza dell’affresco, lo possono andare a visitare (lo si può vedere abbastanza bene attraverso le grate dell’ingresso), nella speranza che questo piccolo pellegrinaggio – se fatto da molti – riesca finalmente ad attirare l’attenzione su questo manufatto antico e su un possibile futuro restauro.
Altrimenti, l’auspicio sarebbe quello che con il restauro di San Clemente si passi a riconsiderare pure quello del suo sfortunato gemello e che le sorti delle due chiese sorelle tornino nuovamente a corrispondersi.
(Fonte: Davide Bovo © Qdpnews.it).
(Fonte: per gentile concessione di un lettore).
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