“Sparando” contro il cielo: i cannoni antigrandine dividono gli esperti

Il cannone antigrandine di Colbertaldo (Vidor)
Il cannone antigrandine di Colbertaldo (Vidor)

La grandine è un vero flagello per l’agricoltura, in pochi minuti è in grado di compromettere l’intero raccolto annuale.

Causa inoltre seri danni in altri settori, danneggiando in particolare auto, infissi, case e altre strutture, come abbiamo visto recentemente sia nel Bellunese che nell’Alta Marca.

In diversi Comuni è presente il cannone antigrandine per ridurre gli effetti del maltempo, ne troviamo uno ad esempio a Colbertaldo di Vidor, a Valdobbiadene ma anche a Farra di Soligo.

Si tratta una struttura a forma di cono rovesciato rivolto verso il cielo: il cannone infatti mediante una carica esplosiva a salve, emette una poderosa onda sonora d’urto in grado, secondo chi lo usa, di inibire l’aggregazione del ghiaccio alle alte quote e favorire la caduta di chicchi di grandine di piccole dimensioni piuttosto che chicchi giganti.

La potenza sonora è nell’ordine dei 150 decibel, sono quindi anche abbastanza rumorosi. 

Il principio di funzionamento dei cannoni anti grandine è semplice. Una forte esplosione, con relativa onda di pressione, avrebbe l’effetto di impedire la formazione del chicco di grandine o di frantumarlo durante la sua caduta.

Il cannone provvede ad amplificare e diffondere in direzione delle nubi l’onda d’urto provocata dall’esplosione in una camera di combustione di un gas (in passato era usato l’acetilene, mentre attualmente è diffuso l’uso di gas propano o da bombole di GPL).

Parliamo dunque di una tecnica che, sulla carta, sembrerebbe molto valida ma che incontra il parere discordante degli esperti scientifici del settore. Infatti studi in materia dimostrano, ed è consapevolezza radicata da parte di diversi meteorologi, che le onde d’urto sviluppate da questi cannoni sono del tutto inefficaci a prevenire o attenuare lo sviluppo della grandine.

Noi siamo in disaccordo con questa strumentazione. – affermano da Meteo Bassano Pedemontana del Grappa – Il fatto che queste onde d’urto romperebbero la nuvola indebolendo il temporale non è veritiera e ci sono diversi fattori che smentiscono questa ipotesi”.

“Innanzitutto l’onda d’urto del cannone arriverebbe fino a 1200-1500 metri di quota ma la grandine si forma a quote molto più elevate dove le temperature sono sotto lo 0. – precisano – All’interno del temporale inoltre ci sono i fulmini e i tuoni e quest’ultimo è molto più potente a livello di rombo rispetto all’onda d’urto del cannone e nemmeno un tuono riesce a rompere i chicchi di grandine”.

Ma nella tradizione popolare e per diversi viticoltori il cannone resta uno dei pochi strumenti di speranza in un territorio, quello delle Colline Unesco, dove le condizioni morfologiche del terreno e le rive impervie non consentono le tutele date, come in altre zone, dalle reti antigrandine o da altri sistemi.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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