“Tendere alla perfezione”: per Riccardo Illy è questo il vero significato di “eccellenza”, concetto che abbraccia tanto la qualità del prodotto quanto il rispetto di chi lo lavora. All’eccellenza Illy ha dedicato una vita intera, prima nell’azienda di famiglia, la Illy Caffè, fondata dal nonno Francesco nel ’33, e poi come presidente del Polo del Gusto, sub-holding del Gruppo Illy che riunisce marchi di pregio di tè, cioccolato, vino, frutta conservata e prodotti da forno. Il suo ultimo libro “L’arte dei prodotti eccellenti“, presentato ieri sera a Farra di Soligo all’auditorium Santo Stefano nell’ambito della rassegna “Incontri & Racconti”, si focalizza proprio sulla sua ricerca certosina della qualità superiore.
“Eccellenza significa utilizzare la migliore materia prima che si può reperire sul mercato, senza compromessi – racconta Riccardo Illy – significa trasformarla in modo da conservarne le migliori qualità sensoriali e nutrizionali, ma significa anche attenzione per la sostenibilità e quindi il rispetto per i fornitori, soprattutto se vengono da paesi lontani come quelli della fascia tropicale, ma anche per i fornitori locali, i collaboratori e ovviamente per il re che è il consumatore”.
Eccellenza per l’imprenditore triestino, non è sempre sinonimo di nicchia. “Facciamo l’esempio del tè – prosegue – per fare una tazza di tè bastano appena due grammi di prodotto, e dunque una quantità esigua. Di conseguenza acquistare 1 hg di tè e pagarlo anche una cifra abbastanza importante consente di preparare 50 tazze di tè pregiato ad un costo relativo accessibile anche a chi non ha un reddito elevato”.
Il cambiamento climatico deve preoccuparci
Chi come Riccardo Illy è impegnato nel settore agroalimentare si trova a fare i conti con il cambiamento climatico i cui effetti sulle coltivazioni si fanno sentire da ormai cinquant’anni. “Ho cominciato alla Illy caffè nel 1977 – racconta – due anni prima ci fu una terribile gelata, segnale che qualcosa stava cambiando. Vennero uccise svariati milioni di piante di caffè con un aumento di prezzi vertiginoso: ricordo che per qualche anno ci fu una seria carenza di caffè verde, quello di qualità superiore. Le coltivazioni vennero spostate più a nord, verso l’equatore, per evitare il rischio di ulteriori gelate. Da allora si sono ripetuti periodicamente fenomeni di temperature molto alte ma soprattutto di siccità, una catastrofe per la pianta del caffè che attende la pioggia per la fioritura: i cambiamenti climatici si vedono e devono preoccuparci”.
Non solo imprenditore, Riccardo Illy è stato sindaco di Trieste, deputato e poi presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia. “Se fossi oggi ministro del lavoro e dovessi aiutare le imprese? Semplificherei il mercato del lavoro rendendolo più fluido e più libero, dando la possibilità sia per le imprese di assumere ma anche di licenziare all’occorrenza, sia alle persone di licenziarsi per cercare un’occupazione migliore: oggi il mercato del lavoro è troppo rigido. Per fare questo bisogna partire dando maggiori tutele ai lavoratori che oggi sono frammentate e divise in troppi settori. Quando ero presidente della Regione approvammo una legge sul reddito di cittadinanza per sostenere il lavoratore nel periodo di ricerca del nuovo lavoro durante il quale veniva riqualificato e supportato fino al reinserimento in un nuovo impiego. Era un’unica misura in grado di sostituire la cassa integrazione, perfino il TFR e l’indennità di disoccupazione: oggi ci sono troppi strumenti, ne occorrerebbe soltanto uno per i lavoratori e un altro ad hoc per le persone che non possono più lavorare perché disabili o anziane”.
Oggi Illy prosegue nel suo percorso di ricerca di “qualità dirompente” imprescindibile da un gruppo di lavoro affiato che faccia propri gli obiettivi dell’azienda, trainandola verso il successo senza limitarsi solamente ad “eseguire gli ordini”. “Nei miei collaboratori cerco l’integrità, termine ampio che include la sincerità e il rispetto dei principi dell’etica, ovvero quelle norme non scritte che ciononostante tutti conosciamo, come il mantenere la parola data. Non c’è alcuna legge che ci obblighi a farlo però l’etica ci insegna che una volta data la parola questa va mantenuta: per me è il valore più importante”.
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