Diffamazione, anche a mezzo social: tutto quello che c’è da sapere

Che cos’è la diffamazione? E, visti i tempi, cosa si intende per diffamazione a mezzo social?

L’avvocato Francesca Bernardi spiega il reato di diffamazione – Video di Arianna Ceschin

A spiegarlo è l’avvocato Francesca Bernardi la quale, dopo il concetto di mobbing e dell’amministratore di sostegno, ha risposto ad alcune domande riguardanti questa tematica ulteriore.

“Per diffamazione a mezzo social si intende tutto ciò che può arrecare un’offesa, con un mezzo di pubblicità, in questo caso il social network – la premessa fatta dal legale – Un esempio è il caso di un blog, nel quale il responsabile dello stesso non si adoperi per eliminare in maniera tempestiva dei contenuti che possano creare un danno ad altre persone. La stessa cosa vale, inoltre, per i siti di recensioni“.

“Ciò non significa che non si possa esprimere un’opinione oppure una critica, anche negativa (rientra nel diritto di critica), ma deve essere fatto in maniera corretta, senza sconfinare nell’offesa – ha aggiunto – Quando si sconfina nell’offesa, non c’è più diritto di critica, ma è vera e propria diffamazione”.

La diffamazione può quindi passare anche tramite un post su Facebook.

“Nel 2022 la Corte di Cassazione ha riconosciuto il reato di diffamazione nel caso di pubblicazione di un post, tramite il quale un soggetto apostrofava una persona, utilizzando un termine poco lusinghiero, pur senza scriverne il nome e cognome – ha riferito -. La Cassazione ha ritenuto che sussistesse il reato, in quanto la vittima era facilmente individuabile e venivano utilizzate delle espressioni tali da essere idonee per gli utenti social a riconoscere la vittima”.

“Attenzione anche alle chat di gruppo su WhatsApp: un esempio è il caso del genitore di una bimba che, all’interno di una chat di gruppo tra genitori, dava dell’animale a un altro bambino – ha continuato -. Ciò è stato ritenuto un reato di diffamazione, perché in quel caso il termine veniva utilizzato con l’intento di disumanizzare la vittima”.

Come si fa a distinguere quindi la diffamazione dal diritto di critica?

Il diritto di critica deve essere congruamente motivato e non deve contenere un giudizio di disvalore, come affermazioni ingiuriose o denigratorie – la sua risposta -. Attenzione poi alla modalità di comunicazione: può integrare il reato di diffamazione, infatti, anche il parlare con qualcuno con tono appositamente elevato, in modo tale che i soggetti vicini percepiscano l’offesa rivolta all’altra persona non presente”.

Quindi occhi aperti su come ci si comporta, soprattutto sui social.

(Foto e video: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata)
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