Si è concluso l’iter per l’impiego da parte della Polizia locale di strumenti di ripresa collocati all’interno dei veicoli (dashcam) e utilizzati dagli stessi agenti, posti sulla loro divisa (bodycam).
Secondo quanto riportato nella delibera di giunta del Comune di Conegliano, il 9 aprile 2021 fu approvato un regolamento di videosorveglianza sul territorio, che prevedeva la possibilità di utilizzare questo strumento, approvato anche dagli altri Comuni che fanno parte della gestione associata del servizio di Polizia locale.
Come si legge nella delibera, “il comandante della Polizia locale ha chiesto di procedere alla stipula del prescritto accordo sindacale, al fine di poter rendere operativi gli strumenti in parola”.
“Abbiamo seguito un iter che è quello prescritto dalla norma, perché in passato questi strumenti venivano adottati (come hanno fatto altri Comuni) soltanto con un disciplinare di utilizzo interno e basta – spiega Claudio Mallamace, comandante della Polizia locale del Coneglianese – La questione non mi aveva convinto, anche perché ci si deve relazionare con le parti sindacali e con tutta la legislazione sulla privacy”.
“Per cui, nell’ambito dell’approvazione del regolamento di videosorveglianza, abbiamo inserito anche la possibilità di installare sia le dashcam che le bodycam – ha proseguito – Così diventano un sistema di videosorveglianza mobile a tutti gli effetti”.
Mallamace ha aggiunto che, a tal proposito, è stato anche acquistato un software di registrazione immodificabile: “Quel filmato, per renderlo utile a fini legali, deve risultare non modificabile – ha specificato il comandante – Da lì, se viene fatta una perizia, si vede se un filmato è stato alterato o meno“.
Inoltre, Mallamace ha spiegato che è stato fatto “un incontro di concertazione sindacale, in cui è stato proposto sia il regolamento che l’abbozzo di accordo, che il disciplinare interno circa l’utilizzo” di tali strumenti.
“I sindacati hanno approvato la preintesa e ora deve essere approvato il contratto decentrato, perché tutto viene inserito nel contratto collettivo decentrato – riferisce il comandante – Il contratto di lavoro presenta una parte che è il contratto collettivo nazionale e una parte ‘aziendale’, ovvero quello che si fa a livello locale: in questa viene inserito anche il discorso relativo all’utilizzo delle telecamere. Questo perché può essere inteso come uno strumento di controllo del personale, cosa che è vietata dallo statuto del lavoratore. Quindi bisogna specificare come si utilizza la strumentazione che adottiamo”.
Già in precedenza la Polizia locale utilizzava tali strumenti con una disposizione interna, prima dell’avvio di quello che Mallamace ha ribadito più volte essere “l’iter corretto”.
“Alcuni Comuni si sono fermati al disciplinare interno – ha aggiunto – Questo iter, però, pone al riparo tutti da ogni problema giuridico, legale e di responsabilità“.
Nell’auto di servizio della Polizia locale la telecamera entra in funzione una volta acceso il motore di avviamento, come riferito da Mallamace, mentre le bodycam verranno utilizzate dal personale di pattuglia, che deciderà quando attivare la registrazione su ordine del capopattuglia.
“La telecamera è anche in grado di ‘catturare’ i cinque minuti precedenti alla sua attivazione – ha spiegato il comandante – Quando viene indossata, la bodycam è in una fase di ‘stand-by’, non è spenta completamente, quindi registra anche prima dell’attivazione. Vengono attivate quando serve”.
Il personale, una volta rientrato in Comando, scaricherà i filmati rilevati tramite un apposito software, filmati successivamente inseriti all’interno di una banca dati di archiviazione, “senza pericolo che ci sia una dispersione del dato o che il dato possa andare a terze persone non autorizzate”.
Tale sistema consente di utilizzare i filmati come “prova documentale” in fase di giudizio o di dibattimento, senza che si creino dubbi o problematiche relative al sistema di acquisizione delle immagini.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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