Vendemmia problematica per l’obbligo della sorveglianza sanitaria, Razzolini: “Si proceda ad una ‘sburocratizzazione’ per i lavoratori che operano solo per pochi giorni”

“In questi ultimi giorni gli ambulatori del Dipartimento di Prevenzione dell’Ulss 2 sono stati presi d’assalto e alcuni non riusciranno a smaltire, prima della conclusione della vendemmia, le richieste da parte dei datori di lavoro per i lavoratori agricoli stagionali che necessitano di un certificato per poter operare legalmente tra i filari”. 

Così si è espresso il consigliere regionale veneto Tommaso Razzolini del gruppo consiliare Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni.

“La legge, che di fatto ha messo sullo stesso piano l’amico che lavora solo per pochi giorni l’anno in campo agricolo e i lavoratori che si occupano di numerose attività agricole a tempo pieno, sta rendendo difficile la vendemmia di molte imprese vitivinicole trevigiane e, molto probabilmente, venete. Nella zona del Conegliano Valdobbiadene DOCG, molte aziende che vogliono regolarizzare i lavoratori stagionali mi stanno continuamente chiedendo come fare perché alcuni appuntamenti per l’ottenimento dei certificati sanitari sono stati fissati a fine vendemmia. So che nell’Ulss 2 c’è una scarsità di medici che si occupano di medicina del lavoro e tutte le operazioni vengono gestite dal servizio d’Igiene e Sanità Pubblica che deve occuparsi pure delle normali attività di prevenzione. A Valdobbiadene, presso l‘Ex Ospedale Guicciardini è stato attivato anche uno sportello medico supplementare, ma la questione deve essere risolta alla radice” dice il consigliere.

“Scriverò al più presto al Ministero dell’Agricoltura e del Lavoro perché chi lavora per una manciata di giorni all’anno, addirittura meno di quindici, non può essere messo sullo stesso piano dei lavoratori a tempo pieno. Il tema non riguarda solo la vendemmia in campo vitivinicolo, ma anche le raccolte delle mele, delle olive, quindi di tutti i frutti stagionali. 
Pur comprendendo che la questione è davvero spinosa perché tutti i lavoratori devono comunque essere in salute per operare, le eccellenze del Made in Italy non possono bloccarsi per questioni che reputo meramente burocratiche. La vendemmia per non più di quindici giorni potrebbe addirittura essere configurata come attività a basso rischio e da qui dovrebbero essere ripensate ovviamente le certificazioni richieste. Servono due pesi e due misure!” continua.

“In questi giorni mi hanno invitato tra l’altro a numerose vendemmie solidali, iniziative davvero lodevoli, ma non avendo un certificato medico anch’io, come stanno facendo i vendemmiatori, sono rimasto a casa. Conosco diverse persone che non potranno lavorare in questa stagione. Spero che i Ministeri e i Ministri coinvolti, assieme a tutte le associazioni di categoria e i sindacati, possano ‘approvare’ un ritorno ai voucher di massimo 15 giorni lavorativi in campo agricolo.

In questi giorni ho potuto fare visita a diverse aziende del Conegliano Valdobbiadene DOCG e devo dire che la tensione è alta, specie tra i filari, dove la vecchia tradizione relativa ai piccoli canti da vendemmia in vigna sembra venire meno” conclude Razzolini.

(Autore: Redazione Qdpnews.it)
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