“Ho deciso di diventare donatrice di midollo perché posso fare la differenza tra la vita e la morte di una persona”: si racconta senza giri di parole la vazzolese Rossella Bortoli, 18 anni, che ieri ha firmato il modulo di Adoces (Associazione Donatori Cellule Staminali), per diventare donatrice di midollo dopo una storia che parla di dolore e responsabilità.
Cinque anni fa suo padre, colpito da un tumore al midollo, aveva una sola speranza per sconfiggere la malattia: la generosità di un donatore.
Purtroppo la parola data non è bastata e il donatore si é ritirato, segnando di fatto le sorti del padre di Rossella.
“La mia esperienza mi ha insegnato tanto: mi sono informata e sono consapevole del mio impegno, se verrò chiamata sarò pronta” dice Rossella, che con il suo gesto vuole riscattare il papà, e forse un giorno essere il piccolo miracolo di qualcuno.
Rossella ha visto i fatti che hanno colpito la sua famiglia con gli occhi di una dodicenne: non troppo piccola per non capire, é stata accompagnata dalla madre in tutte le fasi di un percorso difficile da accettare, dove il tema della donazione era sempre presente.
É per questo che la decisione é venuta da sé: con la giusta consapevolezza Rossella poco prima del suo 18esimo compleanno ha deciso fare il grande passo, arrivando ieri all’ospedale di Conegliano per effettuare le analisi di tipizzazione necessarie per registrarla nel registro nazionale dei donatori.
“La disponibilità del donatore, anonima e gratuita, non ha limiti geografici: potresti aiutare un paziente italiano come uno dall’altra parte del mondo – commenta Rossella – e questo non deve influire nella decisione di un donatore: da noi può dipendere la vita di un’altra persona”.
La madre Annalisa, anche lei volontaria di Adoces, davanti alle porte dell’ospedale di Conegliano ricorda quanto importante sia la consapevolezza della donazione: “É fondamentale essere bene informati da qualcuno con le competenze per farlo – dice – altrimenti si ripeteranno casi come il nostro. Bisogna evitare quanto più possibile i ritiri ma oggi il 29% dei donatori (più di uno su 4) di fatto si tira indietro”.
Questo, conferma Annalisa, é dovuto a una cattiva documentazione e ai cosiddetti “appelli pericolosi”: “Noi come associazione Adoces stiamo combattendo la poca informazione e vediamo quanto siano dannosi questi appelli di massa: tanti sono mossi dall‘emotività del momento e si candidano a donatori ma non sanno esattamente a cosa vanno incontro, non sanno che il loro midollo non sarà donato a chi vorranno loro e spesso finiscono per abbandonare”.
La decisione di diventare donatori di midollo osseo deve essere garantita da un contesto di informazione sufficiente a permettere una scelta consapevole.
“L’esempio di Rossella é una grande dimostrazione di responsabilità – commenta Sonia Brescacin consigliere regionale e segretario della quinta commissione sanità e sociale – É fondamentale che la comunità si avvicini a queste realtà che possono realmente fare la differenza tra la vita e la morte”.
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