Chissà se da bambino, quando assieme al padre camminava tra le vigne di Valdobbiadene, Franco Adami pensava che a distanza di tempo sarebbe diventato – per ben due volte – presidente di quel Consorzio che ha lo scopo di valorizzare, preservare e far conoscere nel mondo il Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG.
La sua vocazione la trova fin da bambino quando, aiutando il padre, prima con i lavori più semplici e poi man mano con quelli più complicati, s’innamora di quelle zone caratterizzate da ripide pendenze, da boschi e da vigneti.
“Quando mio papà lasciò l’azienda a me e a mio fratello questa era cresciuta – aggiunge – e mi sono dedicato maggiormente alla parte enologica e commerciale mentre abbiamo dei collaboratori che seguono i vigneti, tra cui anche la quarta generazione, mio figlio”. Oggi Franco Adami, noto a tutto per la sua praticità e concretezza, ha le idee ben chiare su quali dovranno essere i primi passi del Consorzio per fare in modo che il Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG continui ad essere tra i vini più apprezzati in tutto il mondo.
Presidente, lei da pochi giorni è alla guida del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG, quali saranno i suoi primi obiettivi?
“I primi passi saranno sicuramente una presa di posizione su chi siamo e su cosa vogliamo fare al nostro interno e questo anche grazie a un dialogo costante con tutti i produttori in modo che sentano il Consorzio casa propria. Vogliamo anche sviluppare un dialogo con le altre denominazioni del Prosecco che ci circondano, oltre che effettuare qualche modifica al nostro disciplinare, ovvero a tutte quelle regole da rispettare, per produrre il Conegliano e Valdobbiadene”.
Parliamo di sostenibilità, come pensa di affrontare questo tema così attuale?
“Innanzitutto, vogliamo continuare a lavorare verso una sempre maggiore sostenibilità, ovviamente dove questa è possibile. In passato abbiamo già fatto tanto e oggi possiamo dire che il tutto è molto meno impattante rispetto a qualche anno fa. Sicuramente qualora ci saranno delle nuove possibilità vogliamo farci trovare pronti”.
Ma il Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG è anche sinonimo di fatica. Avete qualche idea per queste aree così particolari da lavorare?
“Sappiamo che in questa denominazione con il termine Rive s’intende l’uva prodotta in un certo Comune. Per questo motivo voglio usare un termine nuovo, quello delle Rive-Rive, ma stiamo parlando dei ciglioni e delle zone della Core Zone Unesco che oggi stanno soffrendo molto. Dobbiamo avere un’attenzione particolare nei confronti dei produttori che lavorano questi vigneti perché oggi sono preoccupati per la loro gestione”.
In che senso?
“La flavescenza dorata ha causato moltissimi danni ma a preoccupare è anche la tenuta fisica di questi ciglioni. Le piogge di questi giorni, che sono più tropicali che mediterranee, possono divorare parte di questi vigneti causando smottamenti. Proprio su questo problema vogliamo lavorare molto perché, se da un lato i produttori sono pronti a riparare queste ferite, dall’altro la burocrazia rallenta tutto. Dobbiamo trovare un modo perché ci siano dei prerequisiti risolti i quali uno possa tornare a lavorare fin dal giorno successivo”.
Concludendo quale è il suo appello a tutti i consorziati della DOCG?
“Dobbiamo essere uniti. Forse si avvicinerà anche un momento in cui, tutti quanti assieme, dovremo rinunciare a qualcosa per avere delle prospettive di miglioramento nel futuro. Migliorare la comunicazione significa un territorio, un vino e un metodo, permettendoci di essere molto precisi e sintetici quando parliamo di noi”.
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