Sono le 22.30 del 31 dicembre 2023 al Pronto soccorso di Conegliano e nessuno sembra guardare l’orologio né tenere il conto alla rovescia: percepiamo il suono ripetitivo degli strumenti elettronici, il tintinnio della radio, il pigiare rapido sulle tastiere, qualche debole lamento nella sala dove i pazienti riposano doloranti. Fuori sentiamo invece i botti, l’eco della musica in piazza e la pioggia.
In quella che per gli infermieri – abituati oramai a gestire anche scenari infernali – è una situazione di estrema tranquillità, abbiamo così la possibilità di percepire i rumori di sottofondo che caratterizzano il reparto: l’operatrice sanitaria che sfrega l’igienizzante sulla superficie di una barella, i soccorritori volontari, di ritorno da un intervento, che riequipaggiano l’ambulanza facendo due chiacchiere, il medico dell’area rossa che discute al telefono con un reparto, mentre un giovane infermiere accoglie i pazienti allo sportello d’accesso del triage.
Ci indicano un cilindro colorato simile a un semaforo, posto in alto, in corridoio: “Quando quello suona bisogna correre” ci dicono.
In totale, tra Area Verde e Area Rossa, all’interno del Pronto soccorso nella sera del 31 lavorano cinque infermieri, due medici, un’operatrice sanitaria e un autista. Il loro turno è iniziato da poco e finirà alle sei del primo giorno dell’anno 2024, tranne per i medici, che copriranno due ore in più. Nessuno fa previsioni su come potrà essere questa nottata: non ci sono indizi per capirlo. Anche i volontari dell’Esam, con sede a Soligo, hanno garantito la loro presenza, con l’aggiunta di un’ambulanza e di un supporto nell’area del Quartier del Piave per gli interventi fino al codice giallo.
Molti dei professionisti presenti hanno prestato servizio anche nelle notti precedenti, notti frenetiche, un po’ per le influenze di stagione, un po’ per gli eccessi di alcool e di cibo nelle case, ma anche per gli incidenti, le ustioni e molto, molto altro.
Naturalmente c’è anche chi accede al triage del Pronto soccorso lamentando un semplice fastidio, per chiedere un’informazione o per togliersi un dubbio che forse avrebbe potuto aspettare, ma anche a loro l’infermiere risponde con imperturbabile professionalità – lo osserviamo a lungo – senza mai lasciarsi sfuggire una smorfia di giudizio nemmeno davanti alla più palese delle banalità.
Poco prima delle 23, l’ambulanza dell’Esam porta al cospetto dei sanitari dell’area rossa un paziente avvolto in una coperta termica: è scivolato lungo un pendio ed è stato recuperato dal Soccorso alpino nel tardo pomeriggio, dopo un lungo e faticoso intervento.
Dopo i primi controlli, l’uomo viene posizionato in una delle postazioni dell’area rossa e il medico sceglie di sottoporlo ad altre visite specialistiche per verificare l’entità dei traumi subiti. Alle 23.40 è il turno invece di una signora che, rifiutando di sedersi su una sedia, viene barellata e trasferita in attesa di un controllo, mentre contestualmente arriva un’altra anziana.
La mezzanotte arriva in silenzio e quando le lancette toccano l’ultima o la prima tacca del quadrante tutti sono troppo occupati per accorgersene. “Possiamo farci gli auguri” dice qualcuno dopo diversi minuti, guardando l’orologio. Finalmente ci si abbraccia e ci si stringe la mano, ma senza fermarsi per più di qualche secondo. Le infermiere e il resto del personale si avvicinano ai pazienti e sussurrano dolcemente “Buon anno”.
Il lavoro non si ferma e anzi alle 12.40 la sirena del codice rosso si fa sentire per la prima volta: infermiere e autista corrono verso la sala operativa, dove il collega addetto al triage dà loro le prime informazioni per agire.
Si tratta di un uomo che si è fatto esplodere un petardo all’altezza del volto. In meno di due minuti, l’ambulanza parte a sirene spiegate ma poco dopo fa ritorno. Vista l’entità delle ferite, la centrale ha deciso di trasferire il ferito a Treviso.
L’ambulanza fa ritorno, giusto il tempo per controllare una signora che lamenta dolori e frequenti mancamenti, e la sirena ricomincia a suonare: questa volta si tratta di un codice giallo.
Per fortuna, l’intervento da portare a termine è vicino: un uomo si è tagliato con del vetro in un’area periferica di Conegliano. In meno di quindici minuti, l’ambulanza torna con il ferito, che viene medicato con qualche punto in Area Rossa.
Durante le ore che trascorriamo lì, il Pronto soccorso mantiene un media di dieci pazienti: una sorta di miracolo di Capodanno, tanto che il personale ci ringrazia per aver portato loro fortuna.
La realtà di tutti i giorni può essere estremamente più frenetica e difficile da gestire: la normalità, per il Pronto soccorso di Conegliano, è infatti gestire circa duecento accessi al giorno. Il reparto è dotato anche di una Stanza dell’abbraccio, recentemente inaugurata, nel caso di vittime di violenze: fortunatamente, per la notte di Capodanno non ce n’è stato bisogno.
Nel complesso, medici, infermieri e operatrici contribuiscono a mantenere un clima che, nello stress dell’imprevedibilità, non risulta pesante per chi vi accede da osservatore.
L’approccio che vediamo nei corridoi e sbirciamo all’interno degli ambulatori e dell’area rossa è amichevole, oltre che professionale. Persino nei casi più tristi, ci si fa forza l’un l’altro con un umorismo da ospedale che fa sorridere anche i pazienti.
Scambiando qualche parola con il personale del reparto in un momento di quiete a metà della notte, comprendiamo bene che quello al Pronto soccorso non possa certo essere un lavoro come un altro: comprendiamo ancora meglio, dopo questa esperienza, come possa essere così difficile trovare nuove risorse in questo settore, di quanto sacrificio comporti lottare ogni giorno, anche nelle festività, contro la sfortuna, contro il dolore, contro la morte.
(Foto e video: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
#Qdpnews.it