Tra le 21 onorificenze al Merito della Repubblica italiana, consegnate lo scorso 4 giugno a Treviso, c’è anche il Cavalierato conferito a Claudio Mallamace, comandante della Polizia locale di Conegliano.
Come lui stesso ha raccontato, il titolo gli è stato dato sia per meriti professionali, ma anche per essere attivo in ambito sociale, considerato che fa parte di diverse associazioni.
In quell’occasione, erano presenti al suo fianco sia Maria Assunta Rizzo, sindaco del Comune di San Pietro di Feletto (dove Mallamace risiede), sia il primo cittadino di Conegliano, Fabio Chies, dove si trova il Comando di Polizia locale in cui lo stesso Mallamace lavora.
Il titolo viene dato a personalità che si sono particolarmente distinte in diversi ambiti, su segnalazione. Successivamente, una commissione ministeriale valuta le stesse segnalazioni e i titoli vengono conferiti secondo due decreti annuali, uno il 27 dicembre (data in cui, nel 1947, venne approvata la Costituzione italiana) e il 2 giugno, Festa della Repubblica. Le cerimonie di conferimento si svolgono poi rispettivamente a giugno e a dicembre.
Ci sono vari livelli di onorificenza: ragionando in ordine crescente, si parte dal titolo di cavaliere, poi ufficiale, commendatore, grand’ufficiale e cavaliere di Gran Croce. Come lo stesso comandante ha spiegato, tra l’uno e l’altro titolo devono passare un po’ di anni e ci devono essere motivi diversi di conferimento, rispetto ai precedenti.
“Ho ricevuto la comunicazione da parte della Prefettura a fine febbraio – ha raccontato Mallamace – Inizialmente pensavo fosse uno scherzo, quindi ho parlato con il vicario del prefetto, che ha confermato l’onorificenza. Sono rimasto molto sorpreso”.
“Successivamente, ho ricevuto una nota scritta dal prefetto: sicuramente è stata un’onorificenza apprezzata – ha continuato – Oltre all’impegno per il lavoro, di circa 12 ore al giorno, trovo il tempo per il sociale: prima di diventare dirigente avevo un po’ di tempo in più, ma riesco comunque a trovarlo anche ora”.
“Dedico questo titolo alla mia famiglia, a cui ho sottratto del tempo per poter fare tutto”, ha aggiunto Mallamace, raccontando poi una storia davvero particolare: il nonno materno, infatti, in passato ricevette lo stesso titolo.
“Mio nonno fece la guerra in Abissinia, dove riuscì a liberare 40 prigionieri italiani, i quali si trovavano in uno di quei campi di fortuna – ha raccontato – In Africa però si ammalò di malaria e venne quindi rimpatriato: una volta in Italia, i medici dissero che per lui non c’era più speranza”.
“Lui riuscì invece a superare la malattia, che l’aveva però molto deperito – ha proseguito – Così venne indirizzato alla polizia penitenziaria, un tempo composta da militari. Era siciliano e lavorò come agente di custodia a Reggio Calabria, fino alla pensione. Ottenne anche lui il titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica“.
“Ebbe quattro figli, tre maschi e una femmina (mia madre) e desiderava che almeno uno di loro seguisse la sua carriera: neanche uno lo fece, presero tutti altre strade, nel privato (solo uno ha lavorato per le Ferrovie dello Stato) – ha aggiunto – Io sono stato il primo, dopo i suoi figli, a entrare in Marina: quindi, se in qualche angolo di cielo sta guardando, sarà contento“.
“Anche io sono molto contento: non mi sarei mai aspettato una tale riconoscenza, considerato che in ambito sociale si fa tutto per il puro scopo della solidarietà”, ha concluso.
(Foto: Claudio Mallamace).
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