Auditorium “Dina Orsi” di Conegliano letteralmente “sold out” ieri sera, venerdì, per l’incontro con Vittorio Sgarbi, nell’ambito della rassegna “Lettori in chiostro”.
L’iniziativa, organizzata dal Comune di Conegliano (con i saluti istituzionali del sindaco Fabio Chies e dell’assessore alla Cultura Cristina Sardi) con l’associazione Artiglio (e un’introduzione di Valentina Vendrame), era a ingresso libero con obbligo di prenotazione.
Posti che sono andati letteralmente a ruba, con una coda di gente che attendeva la possibilità di accaparrarsi qualche poltrona rimasta libera in platea.
La serata avrebbe dovuto incentrarsi sulla presentazione del volume “Michelangelo. Rumore e paura”, edito dalla casa editrice “La nave di Teseo”, ma in realtà si è trattata a tutti gli effetti di una lectio magistralis sull’arte, che ha spaziato anche su nomi celebri non solo del panorama artistico rinascimentale italiano, ma anche sui maggiori profili esteri del mondo pittorico.
L’incontro si è aperto con un omaggio di Sgarbi al Cima da Conegliano, artista apprezzato, per il quale ha speso parole di elogio: “Il Cima da Conegliano è l’artista che identifica la città – ha affermato citando, sempre dal punto di vista artistico, anche i territori di San Fior e Susegana – Ricordo ancora la nascita di Palazzo Sarcinelli, con le sue mostre organizzate”.
Successivamente ha preso il via la sua lectio magistralis, che ha condotto il pubblico tra le opere più rappresentative di Michelangelo e del Rinascimento, epoca da lui stesso definita “il punto più alto della civiltà italiana”.
Sgarbi ha osservato che, spesso e volentieri, siamo abituati all’operazione “di riconoscere più che del conoscere” un’opera d’arte. Sono stati descritti gli “affreschi che rappresentano la grandezza dell’Occidente” e “della nostra cultura”, con le “divinità antiche che creano un rapporto tra il mondo antico e il mondo moderno”.
“La bellezza è la conferma che quello che è importante sono i valori dello spirito – ha spiegato – L’arte di Michelangelo è la prova che Dio c’è e se Dio c’è, si manifesta con l’arte. L’arte è un modo per vincere la morte“.
“La fede e l’arte hanno il comune obiettivo di vincere la morte e la prova è che ancora oggi si parla di Michelangelo – ha proseguito – Un grande artista vive ed è più grande del critico, non ha bisogno di lui, perché parla da sé”.
“Michelangelo è un artista che fa molto riflettere – ha aggiunto – Il suo David esprime determinazione e l’intenzione di vincere: è una scultura del Cinquecento che unisce l’antico con il moderno. L’artista, quindi, dimostra di essere capace di vedere quello che non c’è e di mostrare il pensiero che si cela dietro la sua arte”.
Una serata che si è conclusa con un applauso scrosciante da parte del pubblico, che ha dimostrato di aver apprezzato l’appuntamento, e con il tradizionale firma copie dei volumi in vendita. Un incontro che si è svolto in giorni particolari, visto il “giallo del quadro di Manetti”, così come è stato ribattezzato dalla stampa nazionale.
Sul tema, prima dell’inizio della serata, Sgarbi ha espresso un commento a margine: “Ho fatto restaurare un quadro, punto. Tutto il resto sono invenzioni che nascono da inchieste giornalistiche – ha affermato – Ho consegnato il dipinto, perché sia possibile vedere di cosa si tratta e capire che è un’opera autentica, non è una contraffazione”.
“Non è una copia, – ha ribadito – quindi parte un percorso giusto rispetto a un problema che è stato posto. Io rispondo a qualunque cosa, è tutta la vita che rispondo”.
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