Dal teatro al grande schermo, l’ascesa della giovane attrice coneglianese Carolina Sala: “Per recitare bisogna essere curiosi, indagare e scoprire”

Ha solo 22 anni Carolina Sala, ma il suo nome è già comparso in fiction e pellicole di rilievo: da “Pezzi unici” del 2019 con Sergio Castellitto e Giorgio Panariello, diretto dalla regista Cinzia TH Torrini, alla “Guerra è finita” nel 2020, da “Rita Levi-Montalcini” (2020) in cui ha interpretato la scienziata da giovane, accanto a Elena Sofia Ricci, fino alla recente serie di Netflix “Fedeltà”, tratta dall’omonimo romanzo di Marco Missiroli, in cui è Sofia Casadei, una giovane studentessa universitaria che si lega in una relazione amorosa con il proprio professore universitario, quest’ultimo interpretato da Michele Riondino.

Senza contare che il prossimo 7 aprile Carolina Sala sarà in tutti i cinema con “Vetro”, film dove interpreterà la figura di una “hikikomori”, ovvero una giovane dipendente dal computer.

Soddisfazioni che la giovane attrice, nata a Vittorio Veneto e residente a Conegliano (attualmente vive a Venezia), coniuga con lo studio all’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove segue l’obiettivo di conseguire una laurea triennale in Storia dell’arte, mentre uno sguardo è rivolto alle sue attrici preferite, da Jennifer Lawrence e Meryl Streep fino al mito italiano di Monica Vitti.

Una storia, quella professionale di Carolina Sala, che è nata dalla passione di sempre per la recitazione che, da un hobby come poteva sembrare agli inizi, è invece divenuto un lavoro a tutti gli effetti.

Come e quando è iniziata la tua passione per la recitazione?
Fin da piccolissima sono sempre stata attratta dal recitare e dal mettermi in gioco in quel senso. Attorno ai 13 anni, ad esempio, avevo iniziato a prendere parte alla “Dama castellana” di Conegliano, dove avevo avuto un ruolo parlante. Poi ho iniziato a seguire dei corsi di teatro all’Accademia Da Ponte di Vittorio Veneto e da lì, a 15 anni, ho iniziato a seguire questo percorso e sono entrata anche in alcune compagnie professionistiche di teatro collegate all’Accademia. Nell’estate precedente alla quinta superiore sono stata vista dal mio attuale agente, a teatro, facendo “Romeo e Giulietta”: mi ha vista e ha deciso di prendermi in agenzia e per tutto l’ultimo anno delle superiori ho iniziato a fare ‘avanti e indietro’ per fare provini. Alla fine sono stata presa per una parte in primavera e ho iniziato a girare mentre davo l’esame di maturità: questa è stata un po’ la follia di quel periodo. E da lì è iniziato un pochino tutto, ho iniziato a lavorare subito. Dalla maturità sono stata via sei mesi per girare “Pezzi unici”.

Qual è stato il momento in cui hai capito che la recitazione stava diventando una vera e propria professione?
Sicuramente quando ti arrivano dei primi lavori c’è già quella cosa di dire “Cavolo, sta succedendo, potrei davvero riuscire a fare questo per lavoro”, poi diciamo che è una cosa che si costruisce col tempo, perché io fin da quando avevo 15 anni in realtà l’approccio con cui facevo questo era già con il desiderio che fosse una professione e non semplicemente un hobby. Quindi non so indicare un momento preciso, poi sicuramente ci sono dei momenti di passaggio: quando fai il tuo primo ruolo o come l’anno scorso in cui ho aperto la partita iva.

E come fai a combinare lo studio con il lavoro?
Calcolo bene i tempo poi, ovviamente, se lavoro e sono via per lavoro, il seguire e dare esami è molto più rallentato perché comunque sono una studentessa-lavoratrice, ma la mia priorità è lavorare. Sono molto determinata nel portare avanti gli studi, perché sto studiando qualcosa che amo moltissimo però, allo stesso tempo, è una cosa che va gestita. L’università è una cosa che sto facendo in più, per me, perché mi piace, ma senza l’ansia di dover finire per forza nei tre anni.

Quali sono state le difficoltà (se ne hai incontrate) nella tua professione?
Allora, credo che la prima difficoltà che incontra un attore, o un aspirante attore, siano propri provini: se ne fanno tantissimi e il 90% non vanno, perché magari non incarni quella che è l’idea del regista, anche se hai fatto un ottimo provino. Il problema è proprio quello di rischiare di abbattersi, perché ti arrivano tanti ‘no’ e poi il giorno dopo arriva quel ‘sì’ di svolta per tutti i mesi successivi. È un lavoro anche molto precario, quindi non sai mai dove sarai anche tra un mese ed è difficile a volte fare dei programmi.

Qual è il personaggio che hai interpretato a cui sei rimasta più affezionata e che ti ha più coinvolto?
Devo dire che in “Vetro”, il film che sta per uscire, Lei (la protagonista non ha un vero nome) è stato un percorso importante: è il mio primo film e quindi c’è anche un legame, è un’emozione pensare di vedersi sul grande schermo. È stato un personaggio molto impegnativo anche fisicamente e quindi sì, credo che sia un personaggio a cui rimarrò sempre molto legata. Ho per Lei quasi un senso di protezione.

Come è cambiata la tua vita quotidiana da quando hai iniziato a fare l’attrice a tempo pieno?
Beh è molto più movimentata, sono sempre in treno e in viaggio ed è una cosa molto bella, a volte molto stancante, ma sono sempre tra Milano, Roma, o dove si deve girare. A parte questo, con amici, con persone con cui lavoro a teatro, è cambiato poco. Sono quella di sempre. Poi magari c’è la gente che ti riconosce, all’università ogni tanto capita che ti venga chiesta una foto. Quello fa un po’ strano: ancora devo abituarmici. Però, tutto sommato, cerco di tenere i piedi per terra.

E a proposito di “Fedeltà” su Netflix? Che cosa ne pensi di quella vicenda e cosa ti ha spinto ad accettare quel ruolo?
Il ruolo era una sfida bellissima: il personaggio è molto delicato, misterioso e la serie è tratta da un libro meraviglioso, di Marco Missiroli. Pone degli interrogativi scomodi, su qualcosa a cui non vorremmo pensare, ovvero l’infedeltà e la fedeltà in una coppia che sembra stare bene e invece no. Ci sono comunque i non detti, cose che non si vedono dall’esterno, ma che all’interno della coppia possono portare ad allontanarsi. Quindi la serie è molto bella per come affronta tale tematica e le dà una sfumatura diversa rispetto al libro.

In generale, quali sono i copioni e le storie che attirano di più la tua attenzione?
Non ho vicende che mi attirano di più in generale, ma mi piacciono i personaggi molto diversi tra loro, mi piace interpretare personaggi diversi a quelli fatti in precedenza, perché è uno stimolo, è qualcosa di nuovo da andare a esplorare. Poi le storie devono essere umane, anche se si tratta di personaggi fantastici, devono raccontare qualcosa dell’umanità, di sentimenti, di emozioni che ci coinvolgono tutti: questa è la cosa affascinante, il poterli raccontare.

E per il futuro? Che progetti hai? Come ti vedi nel tuo futuro di attrice?
Mi sento ancora in formazione: il mestiere dell’attore è bello perché devi sempre imparare, devi sempre aggiornarti costantemente, quindi mi sento molto in una fase in cui ancora sto esplorando. Sono all’inizio del mio percorso da attrice. Quello che mi piacerebbe è fare un film o una serie in costume: il Sette-Ottocento mi piace tantissimo, proprio mi divertirei. Oppure fare i film di azione, quelli super movimentati.

E a una tua coetanea che volesse intraprendere la tua stessa strada, che consiglio le daresti?
Sicuramente trovare una buona scuola di recitazione, con insegnanti validi, partendo dal teatro perché è necessario: se si vuole fare cinema è fondamentale partire dal teatro, perché dà una marcia in più. Poi essere curiosi, non smettere mai di cercare laboratori e informarsi a 360 gradi su tutto, perché tutto può arricchire un personaggio. Il bello è che il mestiere ti porta ad approfondire tanti argomenti, anche se non strettamente collegati alla recitazione: magari un personaggio è un astrofisico, quindi devi andare ad approfondire anche quell’argomento. E anzi, forse la cosa più importante è proprio essere curiosi, indagare, scoprire.

(Foto: Facebook – per gentile concessione di Carolina Sala).
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