Conegliano, l’arte e la filosofia dei Mattiuzzi in due antologie con i loro scritti. “Figure che hanno dato lustro alla città”

Due pubblicazioni per rendere omaggio ad altrettante figure di coneglianesi che fino ad ora hanno ottenuto meno riconoscimento in città di quello che meriterebbero: Ernesto e Gustavo Mattiuzzi, padre e figlio, pittore e filosofo, personalità rimaste nell’ombra ma capaci di raggiungere l’eccellenza nelle rispettive arti.

“Il ritratto. Espressione intima della personalità” e “Da Rosmini a Sciacca. Saggi e recensioni” sono i due nuovi libri editi da Dario De Bastiani che attingono agli archivi di scritti di Ernesto e Gustavo Mattiuzzi, il primo impegnato in riflessioni critiche sui profondi mutamenti a cui l’arte andava incontro all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, il secondo dedito allo studio assiduo di opere letterarie e la loro recensione come punto di partenza per l’elaborazione filosofica.

Due personalità meno note del panorama coneglianese novecentesco che, come altre in questo periodo in cui la città si interroga sulla valorizzazione della propria storia, riemergono grazie all’impegno dei depositari della loro memoria, suggerendo l’esistenza di un patrimonio culturale sommerso in attesa di rivalutazione.

A spingere per una rivalutazione dei Mattiuzzi è da anni Mario, figlio di Ernesto e fratello di Gustavo, impegnato instancabilmente nella divulgazione dell’opera dei due familiari, attraverso numerose pubblicazioni e donazioni mirate in varie collezioni civiche.

Negli ultimi anni le opere di Ernesto, raffinato pittore con un evidente amore per la pittura classica, sono entrate infatti nelle collezioni museali di Chioggia e di Padova, città che gli ha dedicato, proprio quest’anno, un’importante retrospettiva a palazzo Zuckermann.

La “sua” Conegliano, anche se in realtà Mattiuzzi nacque a Venezia nel 1900 e solo successivamente si trasferì nel trevigiano, gli ha dedicato più di una mostra, tra cui spicca quella del 2010 a Palazzo Sarcinelli, curata da Eugenio Manzato che, nel presentare l’esposizione, raccontò come l’artista lavorò “per tutta la vita in una sorta di splendido isolamento, contestando, con la fedeltà al suo stile e soprattutto con una fluviale attività di critico, gli artisti, i critici, le mostre, i mercanti e negando validità alle correnti informali e astratte”.

“Mattiuzzi ricorda molto la figura di Giorgio De Chirico – spiega la professoressa Lorena Gava, che ha curato la prefazione di questa nuova pubblicazione – Come lui rivendica il suo essere classico, essere ancora legato alla forma. Ernesto Mattiuzzi era un purista, dal suo punto di vista l’arte doveva mantenere una roccaforte di forma e assolutezza”.

Oggi alcuni lavori di Ernesto Mattiuzzi sono di proprietà del comune di Conegliano, ma rientrano in quel corpus di opere novecentesche mai considerate, almeno fino a questo momento, per una sede museale permanente Pochi sanno però che un’opera di Ernesto è pubblicamente esposta in via XX settembre: si tratta di una rappresentazione dell’Ultima cena realizzata negli anni Cinquanta e custodita nella chiesetta della Madonna della Salute.

Altrettanta costanza e tenacia nel perseguire la propria strada la dimostrò il figlio Gustavo, che, come spiega Corrado Castellani nella prefazione dell’antologia dedicata agli scritti del filosofo, “attraverso la filosofia si è proposto di avvicinarsi all’enigma della umana vita, al segreto della comune mortale esistenza”.

A patrocinare l’iniziativa il comune di Conegliano e la Croce Rossa – Comitato locale di Conegliano, con il presidente Stefano Brescacin che ha spiegato: “Abbiamo accettato con entusiasmo questa possibilità perché in questo momento un po’ di cultura manca a Conegliano, e sarebbe ora di far conoscere la città grazie al ricordo dei grandi uomini che vi hanno vissuto. Attraverso la cultura riusciremo a formare persone, giovani in particolare, che faranno del bene agli altri”.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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