Mentre la città di Conegliano s’interroga sul futuro del Teatro Accademia – che chiuderà i battenti questa estate per manutenzione straordinaria al tetto – il consigliere del Partito democratico Isabella Gianelloni fa il punto su quella che è la situazione del castello.
Un sito storico e sicuramente uno dei gioielli della città del Cima il quale, a suo dire, permane in uno stato di trascuratezza.
“L’orrenda cancellata, brutta e pure arrugginita, al piano terra del nostro Museo civico è ancora là, – esordisce Gianelloni – a fare brutta mostra di sé insieme ai finestroni, terrificanti, con la novità (si fa per dire) che non si può nemmeno tentare di spostarla perché in un tentativo la serranda è anche uscita dal binario che la faceva scorrere”.
“Nel dubbio tutto è rimasto com’è, con una serranda arrugginita e inamovibile chissà per quanto – aggiunge il consigliere del Pd – alla faccia della bellezza della sala Vazzoler che, tra le altre cose, è utilizzata anche per i matrimoni. Speriamo che gli sposi, emozionati per il loro ‘sì’, non guardino troppo alla loro sinistra”.
L’analisi di Isabella Gianelloni, tuttavia, prosegue anche in relazione agli esterni del castello. “Non basta ancora: il cannone della Grande Guerra posto appena fuori dal portone d’ingresso della torre è uno dei giochi preferiti dai bambini che frequentano i giardini, è così da tempo. – premette il consigliere – I raggi delle ruote sono però di legno, si consumano, se si rompono all’improvviso magari mentre un bimbo gioca al soldato il rischio di una gamba fratturata è dietro l’angolo”.
“Detto, ridetto, stradetto… Alla fine i raggi di una ruota si sono rotti, quelli dell’altra non sono messi bene – avvisa Gianelloni – Della serie: Centenario terminato, Centenario dimenticato. Quel cannone ha contribuito a sconfiggere il nemico di un secolo fa, ma nulla può contro l’incuria contemporanea”.
“Non servono milioni di euro per dare decoro e sicurezza a un simbolo, occorre un po’ di buona volontà. – puntualizza il consigliere – Abbiamo due cuori, a Conegliano, uno sulla cima del colle di Giano e l’altro in via XX Settembre. La seconda soffre tremendamente (spritz a parte), la prima cade a pezzi. Ancora una volta la parola che mi viene più spontanea è: desolazione”.
(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
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