Conegliano, energia dagli scarti di lavorazione delle uve, parte il progetto di Ca’ Foscari con la Serena Wines

Celle fotovoltaiche a colorante organico, energia, dalla feccia, gli scarti finali della lavorazione delle uve: è il risultato della collaborazione impresa-ricerca scientifica che permette passi avanti sul piano del progresso tecnologico e dell’innovazione dei processi economici e dei sistemi produttivi.

È così che lo scorso martedì 15 ottobre il professor Michele Bugliesi, rettore dell’Università Ca’ Foscari e il dottor Giorgio Serena, presidente della Serena Wines 1881, storica azienda vitivinicola situata nel cuore del Prosecco Docg a Conegliano, hanno siglato un accordo da circa mezzo milione di euro per sviluppare in laboratorio celle fotovoltaiche di nuova generazione che sfrutteranno i coloranti naturali derivati dalla “feccia”, lo scarto di produzione e chiarificazione dei vini bianchi e rossi.

Alla presentazione del progetto biennale, basato su un brevetto congiunto, è intervenuto anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. “Le idee migliori sbocciano in quello che i rugbisti chiamano “terzo tempo”, ovvero a cena magari davanti ad un buon calice di vino” racconta Elisa Moretti, professoressa al dipartimento di scienze molecolari e nanosistemi di Ca’ Foscari e inventrice del brevetto.

E dall’incontro fra tre chimici di Ca’ Foscari, il dottor Aldo Talon la professoressa Elisa Moretti e il dottor Stefano Meneghetti, ha preso vita un’idea, o meglio un grappolo di idee che hanno dato vita a un progetto, finanziato nell’ottobre 2018 dalla Comunità Europea attraverso il Fondo Sociale Europeo, gestito dalla Regione Veneto, che ha permesso il primo importantissimo contatto con la Serena Wines 1881, creando la scintilla dalla quale è scaturito l’interesse per avviare poi nuove collaborazioni.

celle serena

Alla base del progetto di ricerca vi è l’idea innovativa di recuperare la feccia ottenuta dalla lavorazione e chiarificazione dei vini, valorizzando tale rifiuto da smaltire e impiegandolo per la costruzione di celle fotovoltaiche a colorante organico, le cosiddette celle di Gräetzel, dispositivi in grado di convertire l’energia solare in energia elettrica.

Il metodo cafoscarino è il primo che recupera uno scarto altrimenti smaltito, la cosiddetta “feccia” risultante dalla chiarificazione dei vini bianchi e rossi, valorizzandola come risorsa “green” per estrarne il colorante organico, da depositare su un semiconduttore nanostrutturato necessario alla realizzazione di una cella.

“Al Campus Scientifico di Ca’ Foscari, a Mestre, dove lavoro, – spiega il dottor Aldo Nalon – il mio gruppo di ricerca ha preparato, mediante approcci sintetici low-cost e a basso impatto ambientale, semiconduttori nanostrutturati a base di biossido di titanio, su cui sono stati adsorbiti i coloranti estratti dai sottoprodotti della vinificazione che catturano la luce solare trasferendo elettroni al semiconduttore, costituito da nanoparticelle di titania porosa per produrre elettrica rinnovabile e sostenibile”.

Dal lavoro congiunto svolto nei laboratori di Ca’ Foscari è nato lo scorso maggio 2019 il deposito brevettuale dell’invenzione in co-titolarità tra l’Ateneo Cafoscarino e l’azienda Serena che ha dato vita al progetto.

(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(Foto: Università Ca’ Foscari).
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