Conegliano, anche il presidente nazionale dell’Ana Sebastiano Favero al campionato nazionale alpino di tiro a segno

Un ospite illustre per il campionato di tiro a segno dell’Associazione nazionale Alpini che si è svolto a Conegliano e al poligono di Vittorio Veneto nel primo weekend di luglio. Anche il presidente nazionale delle Penne nere Sebastiano Favero ha preso parte alla cerimonia che si è snodata nel centro di Conegliano sabato pomeriggio, dal monumento ai Caduti di piazza 4 Novembre fino a piazza Cima passando per il Refosso, la fontana del Nettuno e Porta Dante.

Davanti ad alpini arrivati da mezza Italia, Favero ha ricordato con forza i valori alla base delle attività dell’Ana e affrontato temi di stretta attualità: “Viviamo in una società in cui i valori spesso vengono dimenticati – ha esordito il presidente degli Alpini – ma noi quei valori li vogliamo portare avanti e il primo è la memoria, il ricordo, la testimonianza. Senza di essi non c’è società, non c’è collettività. Noi tra qualche giorno compiremo 100 anni e li compiremo con la forza e la dedizione che in questi cent’anni abbiamo dedicato non a noi ma alla nostra Italia, alla nostra gente, sempre presenti, in guerra e in pace. Senza paura, senza volere strafare ma con la voglia e la determinazione di essere presenti, di sapere dare a tutti col cuore e la dedizione che ci sono tipici. Vorremmo che anche le giovani generazioni capissero questo messaggio e lo portassero avanti, perché altrimenti questa nostra società è destinata a morire. Ma noi vogliamo che continui. Vogliamo continuare a credere con forza anche ai nostri giovani”.

Favero ha fatto un esempio pratico: “Sabato mattina ho visitato un campo scuola in Cansiglio, dove ho visto 40 ragazzi dai 10 ai 15 anni entusiasti di avere trascorso una settimana insieme, di avere voluto dare agli altri, di avere capito cosa voglia dire guardarsi negli occhi e comunicare non con il telefonino ma con la voce, la parola, cosa vuol dire soprattutto usare le mani per sapere dare agli altri qualcosa di noi stessi. Questo credo che sia un messaggio importante che dobbiamo continuare a trasmettere a chi viene dopo di noi, perché senza di questo non c’è e non ci sarà quella capacità di trasmettere non solo valori ma anche identità. Spesso, anche in questi giorni, si parla di accoglienza, ma l’accoglienza non è qualcosa che viene così, è qualcosa che noi dobbiamo sapere dare se sappiamo chi siamo, se abbiamo un’identità. Si parla spesso di pace, tanti la predicano ma non la fanno, perché la pace si conquista giorno per giorno, sapendo dare agli altri concretamente e non – come spesso sentiamo dire – solo chiedendo. Per avere la pace bisogna sapere dare: questo è il messaggio che noi vogliamo trasmettere alla nostra Italia, a cui vogliamo bene, e alla nostra Europa, a cui vogliamo bene. Bisogna saperlo fare, bisogna che tutti lo facciamo”.

(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(Foto: Qdpnews.it ® Riproduzione riservata).
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