“Sostenibilità” è stata – ovviamente – la parola più usata nel corso dei vari interventi di ieri, lunedì 13 novembre, al Forum Ambrosetti sul turismo sostenibile, l’importante convegno organizzato dall’Associazione Unesco, che ha portato sul palco del Teatro Sansovino, a CastelBrando, decine di autorevoli relatori da tutt’Italia a parlare della stretta relazione tra rispetto per l’ambiente e turismo (clicca qui per la cronaca completa della giornata).
Una parola che ormai è entrata a far parte degli aspetti cruciali dei decision maker in tutti i segmenti del mercato: dall’economia al turismo, dall’architettura allo sport, dal sociale alla finanza.
Il viaggio tracciato durante questo forum è stato ampio e trasversale: dal piano strategico del Ministero in cui ambiente e comunità si alleano per fare turismo, fino alle peculiarità da record del Veneto; arrivando a parlare dell’accoglienza inclusiva, della sostenibilità che crea utili e occupazione, ma anche della necessità di lavorare in rete con altri siti turistici italiani. Si è poi passati a parlare delle opportunità dell’enogastronomia e dell’enoturismo tra Doc e Docg.
Si è detto a lungo dell’importanza della ricerca accademica e scientifica, della rilevanza di eventi sportivi con visibilità a livello internazionale e dell’importanza di non soffermarsi su una cultura “superficiale” ma scavare a fondo le radici di un territorio, senza mai rovinarne il paesaggio. E ancora si è parlato dell’esempio dei siti FAI, già scrigni di sostenibilità, e della necessità di allineare la burocrazia alle necessità evolutive del turismo.
Ma la sostenibilità è qualcosa che – come ribadito in tanti interventi – non può essere solo “definita”, quasi fosse soltanto un termine, un’ambizione, un desiderio. La sostenibilità è e dev’essere un movimento, fatto di azioni concrete e soprattutto di scelte, alcune delle quali non sempre facili. E sebbene il Veneto sia una regione dove si guarda sempre avanti, non è detto che non si possano trovare esempi di equilibrio tra uomo e natura anche nel passato.
Terminate le relazioni, parliamo di questi concetti con il padrone di casa, Massimo Colomban, soddisfatto della riuscita di un evento che in un certo senso riprende quello che, da imprenditore, è sempre stato un suo interesse. È curioso inoltre sapere che lo stesso castello, nella sua architettura antichissima, è dotato di tecnologie che potrebbero essere ancora oggi definite “sostenibili”.
Massimo Colomban, lei si è sempre definito un uomo che ama la concretezza. Quali sono le regole pratiche, concrete, della sostenibilità?
Vi voglio raccontare un aneddoto: poco meno di trent’anni fa ho fondato il Kyoto Club Italia, che era la bandiera della sostenibilità in Italia e di cui sono stato vicepresidente al fianco di Ermete Realacci. L’avevamo fondata con tanti imprenditori associati, compresi i più grossi gruppi italiani. Mi ricordo che il nostro slogan principale suggeriva che nel fare industria con attenzione all’ambiente si produce maggior profitto.
Questo è verissimo anche oggi: in qualsiasi settore, per logica, più si fa attenzione a non sprecare materia prima, non sprecare energia, meno costa il prodotto. Di conseguenza il profitto è maggiore. A quel tempo lo dicevamo per invogliare gli imprenditori a fare attenzione, a inquinare meno. Perché rispettare l’ambiente significa anche, indirettamente, rispettare la tua impresa. E se l’impresa cresce, con quest’attenzione all’ambiente cresce ancora più solida.
Lo dicevano anche oggi, sul palco, che l’ospite internazionale sta molto attento a questi dettagli: se va a soggiornare in un hotel e vede che la materia prima viene sprecata, o che qualcosa è inquinato, non è di certo invogliato a tornare.
Ma vi garantisco che nel settore metallurgico era la stessa identica cosa: per questo , ai tempi della Permasteelisa noi ci eravamo già premuniti di tutte le certificazioni del caso, rientrando nelle prime 25 aziende più evolute in quest’aspetto in Europa.
Di sostenibilità si può parlare anche in un monumento come CastelBrando?
Certo. Qui io ho trovato una tecnologia sostenibile che risale ai tempi delle Terme di Diocleziano. All’interno delle mura centrali esiste un sistema di canalizzazione dell’aria calda. Una volta, il calore veniva prodotto da una caldaia che è ancora visibile nell’area del criptoportico. Oggi il sistema di riscaldamento a metano utilizza ancora queste canalizzazioni quasi come si trattasse di un’enorme stube.
Ci sono altri sistemi “di emergenza”, certo, ma noi in questa stanza stiamo bene in questo momento proprio perché esiste una tecnologia simile, pensata nell’antichità e ancora funzionale anche oggi. È la stessa tecnologia pionieristica – specifico, ispirata dalle Terme di Diocleziano -, che è stata utilizzata per il Museo Hermitage di San Pietroburgo e in molti altri castelli del 1700.
Quindi potremmo dire che la sostenibilità si può studiare anche nel passato?
Direi proprio di sì. Anzi, se mi permette, ci sarebbe molto da dire sul tema dell’architettura sostenibile contemporanea e nell’antichità: un tempo si dava molta più importanza a parametri come da dove arrivavano il vento e le correnti d’aria, da dove sorgeva il sole… non ci si limitava insomma a costruire dei cubi in muratura, com’è stato fatto in passato e come accade ancora in alcune zone.
Qual è, per lei, il bilancio di questa giornata?
Diciamo che il tema della sostenibilità è insito in tutto il lavoro che facciamo noi qui, a CastelBrando, ma soprattutto deve esserlo anche nell’area Unesco, pena la perdita di questo titolo. La giornata è stata eccezionale. Anzi, io spero moltissimo che la Regione e l’associazione Colline Unesco continuino quest’esperienza.
Oggi celebriamo in queste aree quello che è il turismo sostenibile, ma non soltanto quello più allargato e spendente, anche quel turismo culturale che vuole stare su zone maggiormente green, dove enti, aziende, attività siano estremamente attente all’ambiente. E proprio queste ultime sono quelle in cui persistono le tradizioni del buon cibo, del buon vino, del buon stare.
Idee per la prossima edizione?
Trovandoci anche tra le Colline del Prosecco non dimentichiamoci che abbiamo tutti gli ingredienti per portare avanti quest’evento di Ambrosetti, realtà numero uno in Italia per l’organizzazione di eventi.
Se posso precisare, quindici anni fa qui a CastelBrando è nato il Technological Forum, che poi “è andato in Lombardia” per ragioni di budget ed è diventato tra i più importanti eventi nel loro calendario. Tempo fa gliel’ho chiesto di persona a Valerio Ermolli, leader della Ambrosetti, che ci permetta di tenere qui in Veneto quest’evento.
Devo dire un grande grazie al presidente Luca Zaia e all’Associazione Colline Unesco, alla presidente Marina Montedoro e al direttore Giuliano Vantaggi: credo che, ripetendolo per qualche anno, sarà possibile trasformarlo in un evento ancora più importante e conosciuto.
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