A ottant’anni dall’eccidio: nella Giornata della Memoria una cerimonia in ricordo di 6 partigiani uccisi

“Partigiani della Brigata Mazzini, qui fucilati, caddero per mano fratricida il 26 gennaio 1945”: sono trascorsi ottant’anni da quando a Pieve di Soligo persero la vita i giovani Marino Zanella (di Segusino), Antonio Bortolin (di Miane), Giovanni Possamai Leone Sasso (di Cison di Valmarino), Maurizio Violini (di Follina), Salvatore Pontieri (di Savelli, in provincia di Crotone).

Un’opera scultorea, che raffigura delle mani in cerca di aiuto e legate dalle corde, ricorda il punto in cui si consumò la brutale tragedia. 

Luogo che rientra nel complesso del cimitero di Pieve di Soligo dove oggi, nella Giornata della Memoria, è stato reso omaggio a queste 6 vittime della Storia, che sacrificarono la loro vita per la libertà.

Dopo l’alzabandiera al Monumento ai Caduti, un corteo è partito dalla chiesetta del cimitero e, sulle note del brano “O bella ciao” suonate da una tromba, si è recato verso questo spazio legato al ricordo.

Presenti all’appuntamento il sindaco di Pieve di Soligo Stefano Soldan con il vicesindaco Giuseppe Negri, i consiglieri Cristina Munno e Diego Longo, rappresentanti rispettivamente dei Comuni di Cison di Valmarino e Segusino.

Con loro erano presenti il luogotenente e comandante della Stazione dei Carabinieri di Pieve di Soligo Andrea Bo, la sezione Artiglieri, l’Anpi e gli Alpini (con il capogruppo Albino Bertazzon) di Pieve di Soligo, la Protezione civile, Miro Graziotin, l’arciprete monsignor Luigino Zago e Marco Zabotti, direttore scientifico dell’istituto diocesano “Beato Toniolo. Le vie dei santi”.

Dopo aver reso onore di fronte alla scultura commemorativa e in seguito alla deposizione dei fiori, con la benedizione di monsignor Zago, è stato il momento dell’Inno di Mameli, suonato ancora una volta dalla tromba.

“I partigiani che ricordiamo sono 6 ragazzi che hanno dato la loro vita – ha detto Soldan -. Sono fatti che ci devono far riflettere sulla nostra situazione attuale, che è sotto gli occhi di tutti”.

“In questo momento gli adulti devono essere da esempio ai bambini: tutti dobbiamo farci un esame di coscienza su quello che stiamo facendo” ha aggiunto.

“Come diceva il poeta Andrea Zanzotto, è ‘un insegnamento ingabbiato nel dolore’ – ha detto Zabotti -. Il primo pensiero va a quelle mani raffigurate nella scultura, che hanno dato la vita. Tra loro c’era anche un giovane di Crotone, testimonianza di quella che è stata una vicenda del popolo italiano. Una giornata che ci sollecita al tema della memoria” ha concluso.

“La nostra contemporaneità presenta un paradosso: in questa Giornata della Memoria non ci saranno i rappresentanti degli eredi di quell’Armata Rossa che liberò i prigionieri di Auschwitz e neppure di coloro che vissero quella tragedia – le parole di Graziotin -. Dovremmo interrogarci ognuno nel nostro piccolo, e questi monumenti sono un piccolo focolare sempre acceso. Anche l’Italia si è comportata male con gli ebrei e gli oppositori – ha aggiunto -. L’importante è avere speranza e consapevolezza, che deve durare 365 giorni”.

(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto e video: Arianna Ceschin)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
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