La Costituzione di Vannacci per raddrizzare l’Occidente capovolto: “Banalità rivoluzionarie contro comunismo cosmico e uomini deboli”

Il Generale Vannacci con il suo libro “Il mondo al contrario”

Roberto Vannacci l’ha detto subito, questa sera, all’Hotel Fior di Castelfranco Veneto: “Parlerò solo del libro, non di politica”. Naturalmente, dopo l’apprezzamento del ministro Matteo Salvini, i giornalisti delle emittenti nazionali hanno provato in tutti i modi a farlo sbilanciare, chiedendogli ripetutamente di eventuali accordi, simpatie o contatti con i partiti politici emergenti.

Servizio di Simone Masetto e Luca Vecellio

Il generale, addestrato anche in questo (pur sudando copiosamente per le schivate alle insistenti domande), non ha negato l’interesse verso la politica, ma non ha voluto confermare alcun coinvolgimento concreto: “Per il momento farò il soldato” ha risposto ai microfoni almeno cinque volte.

La presentazione di “Il mondo al contrario”, organizzata dall’Associazione Ricostruiamo Orizzonte Franco, e moderata dal vicedirettore di “La Verità” Francesco Borgonovo, ha avuto tre principali momenti: il primo, con il confronto diretto del generale con i giornalisti nell’atrio, il secondo con l’effettiva presentazione, della durata di circa due ore, e il terzo, con un lungo firmacopie piuttosto informale, in cui molti dei presenti si sono fermati a dialogare con l’autore, regalandogli gadget e pensieri personali. In platea anche diversi politici locali, coordinatori di zona e amministratori (specialmente legati a Fratelli d’Italia).

All’inizio della presentazione, più che del libro, Roberto Vannacci parla dei motivi per i quali è stato criticato (che effettivamente sono tanti, non tutti legati al libro quanto anche ad affermazioni sostenute nel periodo di ribalta successivo all’esordio). Quegli stessi motivi che l’hanno reso, parole sue, “una di quelle persone a cui chiedere un’opinione per qualsiasi cosa”. Nel corso dell’intervista, Vannacci passa più volte dall’argomentare quella che sembra essere quasi una giustificazione a ciò che ha scritto nel suo libro, all’affermare con ferma decisione un paio di convinzioni personali.

Il generale attorniato dai giornalisti

Banalità rivoluzionarie”

Una delle critiche più ricorrenti attribuisce al generale Vannacci la scrittura di “banalità da bar”. Banalità che però, viste le vendite del libro, sono probabilmente temi di cui il grande pubblico vuole parlare (o, più probabilmente, vuole veder parlare). “Dire banalità è diventato impossibile. Essere normali è diventato rivoluzionario. E in questo gioco stiamo anche perdendo il significato delle parole” risponde Vannacci.

Roberto Vannacci firma una copia del suo libro

L’ (a)normalità

A un certo punto, nel suo libro, Vannacci si rivolge alla popolazione omosessuale, invitandola a smettere di definirsi “normale”. “Se chi mi critica avesse letto quel libro, quel punto è preceduto da due pagine, frutto della ricerca del termine “normalità” in sei dizionari italiani – spiega il generale, – La normalità è ciò che è consuetudinario, ciò che è eccentrico non lo è. È una questione di numeri, non c’è un migliore né un peggiore. Questo io nel libro non l’ho mai scritto: apprezzo e ho sempre apprezzato le diversità”. 

Il Generale Vannacci risponde a una domanda sulle minoranze

Il cambio di sesso

Nell’affrontare il tema dell’identità sessuale, Vannacci diventa ironico: “Facciamo che io mi percepisco intelligente. Mi sottopongono a un esame per capire se posso diventarlo: già questo mi dà fastidio. Mi sento violentato, denigrato e discriminato perché non posso esserlo”. E poi fa un esempio più concreto: “In Inghilterra alcuni siti LGBTQ+ si pubblicizzano dicendosi in numero quattro volte superiore a quelli che sono veramente. Questo mi fa pensare che ci sia un disegno e che tutto questo movimento serva ad altro. Da sempre in questi casi ci si mette assieme ma, per quanto non si possa giudicare un gusto, l’omosessualità e la transessualità sono fenomeni ben distinti”.

Il femminismo, il femminicidio e il patriarcato

Il generale non si ritiene un esperto di femminismo e commenta con umiltà la domanda che gli viene posta: “Una delle prime persone che ha commentato il mio libro è stata Lucetta Scaraffia. Ha detto che il libro non è offensivo né omofobo, ma che non capisco nulla di femminismo: è vero. Nel libro ho soltanto scritto che il movimento delle femministe è stato il primo a tirare bordate alla famiglia tradizionale e credo sia esattamente così”.

Vannacci afferma di non aver mai visto indicatori di patriarcato nel suo contesto (che, ricordiamolo, è quello prima militare e poi diplomatico) e per questo la sua risposta è che non esiste. Questi fenomeni “esecrabili” sarebbero spiegabili secondo Vannacci andando a considerare gli uomini che li commettono. “Un uomo forte non uccide la moglie. Si rialza e si rifà una famiglia. Non si affida alla moglie o alla mamma, si rifà una vita e gode per essersela fatta. Questo è un mio parere, però, non sono un sociologo. Certo, credo che il femminicidio sia un fenomeno minoritario: e non è chiamando un sindaco sindachessa che ci salviamo dal patriarcato.

Roberto Vannacci

Italianità

“Quando vedo una persona che ha la pelle scura non la identifico come italiana” scrive il generale nel suo libro e durante la serata questo è uno dei concetti che ribadisce: “Possiamo dirci quello che vogliamo: esiste un idealtipo dell’italiano. Se io andassi in Giappone e girassi nessuno mi riconoscerebbe come giapponese. E sul profilo Wikipedia di Egonu c’è quella frase “nata da genitori nigeriani” che altrimenti non ci sarebbe. Vado fiero di Paola Egonu, ma non è certo il modello di italianità che qualcuno si immagina all’estero. Questo non vuol dire essere razzisti”. 

Negazionismo climatico

“Non ho mai negato che l’azione antropica abbia fatto da catalizzatore velocizzando il cambiamento climatico – puntualizza Vannacci, che afferma di sentirsi ferrato nel tema ambientale – Il timore di un Armageddon ci può portare a prendere soluzioni completamente fuori dagli schemi”.

Educazione

La generazione dei fiocchi di neve, ovvero coloro che sono diventati adulti dopo il 2010, è il termine anglosassone che Vannacci ha deciso di utilizzare per descrivere i giovani di oggi, plasmati da famiglie che secondo lui hanno dimenticato l’importanza dell’educazione. Per questo scuola la dovrebbe essere selettiva: anche la vita lo è.

“Perché rifiutiamo questa realtà? Perché l’inclusività a ogni costo? Oggi sembra che tutti debbano essere laureati e anzi, tanti più laureati tanto più una società è avanzata: ma è davvero così? Non ci si può realizzare con l’attività manuale? Questi cliché ci portano a prendere decisioni non pragmatiche”. 

L’Occidente capovolto

Soltanto alla fine della presentazione, una delle ultime domande di Borgonovo riporta Vannacci “fuori dalla trincea”, dove finora si era limitato a difendersi dalle critiche mosse sul suo saggio, argomentandole con eloquenza: l’argomento per cui gioca in attacco, invece, è decisamente quello dell’Occidente capovolto, quello in cui i valori della famiglia e della religione hanno lasciato spazio alle fragilità e al “comunismo cosmico”, che nega l’evidenza.

Per il generale, l’Occidente è così “capovolto” da interpretare come eroi, accettandoli senza riserve, i migranti che fuggono da una guerra (“anche loro possono avere le loro ragioni” aggiunge a tono basso in un inciso), invece che considerare eroi coloro che restano in patria per combattere per il loro Paese. E, in quest’esempio, l’esperienza del generale perlomeno spiega il suo punto di vista: “In Afghanistan insegnavamo ai locali come difendersi dall’Isis. Loro volevano imparare a combattere per far crescere i loro figli tra il Tigri e l’Eufrate, dov’erano diventati adulti loro. Questo dovrebbe essere considerato essere eroi” tuona il generale.

“Il successo del libro certifica da un punto di vista numerico che un gran numero di persone sono interessate a discutere su come raddrizzare il mondo – spiega Vannacci – Io il libro non l’ho scritto in origine per condividerlo o imporlo a tutti. L’ho scritto descrivendo le mie opinioni e, pur senza autorevolezza, ritengo che una buona fetta di popolazione vi si riconosca”. 

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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