Quarant’anni fa una manciata di alpini risaliva il sentiero che dal centro di Castelcucco e da via Vallorgana porta all’oratorio di San Bortolo-Bortolomeo, a due passi dal Bosco del Gigante. Accompagnandosi con un asinello, il gruppetto portava con sé una damigiana di vino e qualche cosa da mangiare.
Non lontano dall’oratorio giaceva una pietra piana dove gli alpini disponevano le provviste, brindando a loro stessi e alla comunità. Cominciarono poi a presentarsi anche i giovani, poi le donne e i bambini, fino a dare vita a una vera e propria festa che oggi si chiama Festa alpina di San Bortolo e che coincide con la Festa dell’Assunta per coinvolgere anche gli agricoltori.
Quest’appuntamento è particolarmente sentito in paese, tanto che a dare una mano a servire musso e spiedo, intervengono oltre cinquanta volontari.
L’occasione della festa, che dura tre giorni da sabato a lunedì 15 agosto, ruota attorno a un momento molto importante per gli Alpini, ovvero l’alzabandiera delle 10.15 del giorno di Ferragosto. Subito dopo, viene celebrata la messa e, come da tradizione, si inizia la benedizione dei mezzi agricoli.
Già ieri sera, sabato 13 agosto, l’evento ha avuto un buon successo, raccogliendo la comunità in un altro luogo importante per Castelcucco e per la sua storia.
L’oratorio di San Bortolo è una cappella le cui origini potrebbero risalire addirittura all’VIII secolo, in epoca longobarda. Al suo fianco giace una chiesetta settecentesca con una curiosa pianta esagonale e un piccolo campanile isolato che riprodurrebbe, secondo gli studi storici trascritti dalla Proloco, quello presente in paese.
“All’inizio ammetto che ero preoccupato, temevo che i volontari non venissero, che questo periodo li avessi impauriti – spiega il capogruppo Fabio Surian, orgoglioso dell’affluenza di volontari -. Invece hanno tutti accolto il ritorno della festa di San Bortolo con grande entusiasmo“.
“Qui non è semplice allestire la struttura, perché nasce dal nulla: per questo devo sinceramente ringraziare i pensionati del gruppo che durante la settimana hanno improntato tutto quanto – conclude Surian -. Ho anche notato un avvicinamento di alcuni ragazzi di quindici e vent’anni e questo ci dà grandi speranze per il futuro di questa tradizione”.
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