A due chilometri da Belluno, sulla sponda sinistra del Piave sorge una dimora ottocentesca con una storia molto particolare.
È la casa natale di Dino Buzzati, vincitore del Premio Strega 1958: il celebre scrittore, pittore e giornalista vide la luce proprio fra queste mura il 16 ottobre del 1906.
Siamo nel cuore della Valbelluna, a due passi da leggendarie cime dolomitiche. Il complesso sorge sulle fondamenta di una dimora patrizia di epoca cinquecentesca appartenuta ai Sacello, notai e farmacisti bellunesi attivi sino al Settecento.
La villa conteneva una ricchissima biblioteca di famiglia che si rivelerà decisiva per la formazione intellettuale dell’autore del Deserto dei Tartari.
Del complesso architettonico fanno parte la dimora principale, una cappella del XVI secolo, San Pellegrino, e alcune pertinenze agricole. Fra queste il celebre granaio seicentesco, le cui atmosfere suggestive si ritrovano nei racconti e nei dipinti dell’intellettuale bellunese.
Dino Buzzati trascorreva nella villa sereni periodi di villeggiatura estiva, circondato da familiari e amici, alla perenne ricerca di nuove vie alpinistiche da esplorare. Un mondo antico e carico di passioni che ha lasciato tracce indelebili nelle tavole dedicate ai Miracoli delle Val Morel.
Laura Solinas, fautrice della rinascita dell’azienda agricola ci tiene a sottolineare come villa Buzzati, con i suoi affreschi, rappresenti un raro esempio di dimora romantica nel bellunese. “Il mio obiettivo dopo aver preso le redini dell’azienda” racconta Laura “è stato passare dalla produzione di mangimi a una biodiversità coltivata di pregio”. Il fagiolo “gialet” insieme ad altri legumi e a una rotazione delle colture compatibile con i dettami dell’agricoltura biologica rappresentano i pilastri di questo ambizioso progetto. “Abbiamo anche ricostruito un frutteto con varietà antiche di melo, cachi e cotogno, essenze dal grande valore anche ornamentale”.
A villa Buzzati, nella chiesetta di San Pellegrino, per alcuni anni hanno riposato le spoglie di Dino, un uomo sensibile profondamente innamorato di questo angolo incontaminato della campagna veneta.
(Autore: Marcello Marzani)
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