Passione, etica professionale, audacia e un pizzico di fortuna, “perché serve anche quella”. Secondo Alessio Cremonese, amministratore delegato del Gruppo Manifattura Valcismon, sono questi gli ingredienti del successo dell’impresa di famiglia arrivata alla terza generazione di imprenditori.
L’azienda con sede a Fonzaso, nel Bellunese, è specializzata in abbigliamento sportivo. I marchi “di casa” sono Sportful, Castelli e Karpos: tre brand iconici quando si parla di ciclismo e sport outdoor.
La passione è il primo ingrediente della ricetta del successo. “D’altronde”, spiega Cremonese, “vestiamo chi vive di passione per lo sport. Questa miscela di ingredienti sarebbe incompleta senza un’etica professionale. “Mio nonno l’aveva, e così mio padre che l’ha trasmessa a me”.
Quella di Manifattura Valcismon è una storia di famiglia, fatta di saperi e valori tramandati da una generazione all’altra.
In un’azienda con 75 anni di attività alle spalle, la soddisfazione di fronte alle ultime cifre del fatturato – 134,2 milioni di euro al 31 dicembre del 2021 – è quella che può provare solo chi è partito da zero.
Manifattura Valcismon nasce nel 1946 come piccola filanda per la lana, ai piedi delle Dolomiti Bellunesi. In “bottega” c’erano Olindo e Irma Cremonese che pian piano allargano il loro “business” producendo biancheria intima di qualità prima per il solo mercato italiano e poi anche per gli Stati Uniti. Nel 1973 nasce Sportful. Giordano Cremonese, succeduto ai genitori, non ha l’abbigliamento tecnico per partecipare alla neonata Marcialonga (nota granfondo di sci). Così decide di creare un capo innovativo fatto di tessuti elasticizzati che offrono una libertà di movimento inedita. Il resto è storia.
Oggi MVC è un gruppo presente in 75 Paesi nel mondo con 6 filiali, oltre 250 dipendenti e una crescita di fatturato a doppia cifra. Chi ama il ciclismo e l’outdoor – escursionismo, alpinismo, arrampicata, scialpinismo e sci di fondo – sa quanto iconici siano i marchi nel settore.
La solidità dell’azienda le ha permesso di attutire il colpo sferrato dalla pandemia.
Dopo un 2020 condizionato dall’annullamento di molti eventi, anche il segmento delle personalizzazioni – dedicato alle squadre di ciclisti, sia professionistiche che amatoriali – è cresciuto di quasi il 50%.
Guardando ad altri successi recenti, proprio Castelli ha firmato la Maglia Rosa 2022 riconfermandosi un marchio vicino al simbolo per antonomasia del ciclismo italiano (per non dire mondiale).
Oggi Manifattura Valcismon guarda al futuro alzando sempre di più l’asticella dei prodotti affidandosi alle nuove tecnologie.
“In un settore molto tecnico come il nostro l’apporto della tecnologia è importante” sottolinea l’amministratore delegato Alessio Cremonese. “Per questo collaboriamo con il Politecnico di Milano e con l’Università di Trondheim (Norwegian University of Science and Technology ndr) per studiare l’aerodinamica dei nostri capi da ciclismo. Oltre a questo usiamo tessuti sviluppati assieme ai nostri fornitori per rendere i capi ancora più performanti. Negli ultimi anni la tecnologia ha fatto passi da gigante: abbiamo inserito le nanotecnologie e abbiamo capito come si comportano determinati materiali dal punto di vista dell’aerodinamica. Poi, grazie al lavoro delle nostre prototipiste, creiamo capi tecnici tengono conto del comfort oltre che della prestazione”.
L’aspetto tecnico assume ancora più valore affiancato all’artigianalità ereditata dai nonni Olindo e Irma.
“Il nome dell’azienda lo dice chiaramente: manifattura significa fatto con le mani. La manualità nel nostro settore incide tantissimo. Dietro ad ogni passaggio del processo produttivo c’è una persona che taglia, stampa, cuce. Ogni capo ha bisogno del suo tempo: è quello che cerchiamo di far capire a chi ordina capi oggi per domani. Manifattura però vuol dire anche preservare la persona che per noi si traduce in welfare e nell’andare in contro alle esigenze dei nostri dipendenti”.
Non solo amministratore delegato del Gruppo MCV: in qualità di rappresentante del settore tessile di Confindustria Belluno Alessio Cremonese offre la propria analisi sul momento che attraversa attualmente il comparto, che, stando agli addetti ai lavori, sta vivendo “una seconda giovinezza”.
“Il tessile ha passato anni bui e ancora oggi paga il prezzo della delocalizzazione verso Est alla ricerca di prezzi più concorrenziali, una tendenza che ha messo in grossa difficoltà i produttori di tessuto. Ma grazie alla tecnologia e alla capacità dei nostri imprenditori di proporre prodotti innovativi molte aziende si sono salvate e ora vivono una seconda giovinezza. Anche il Covid, a nostre spese, ha fatto capire che è facile produrre dall’altra parte del mondo, ma quando i confini sono chiusi la strategia non paga. Infatti sono molte le imprese che hanno registrato aumenti di produzione proprio in seguito al reshoring dei materiali tessili”.
Una prospettiva che può dare fiducia ai giovani. E che porta a chiedersi se fare impresa oggi sia più duro o meno rispetto a quanto lo fosse ai tempi di papà Giordano e, prima ancora, dei nonni Olindo e Irma Cremonese.
“Fare impresa era diverso. Al tempo dei nonni, nel secondo dopoguerra, c’era una forte richiesta di capi di abbigliamento. Negli anni Sessanta, quando mio padre era a capo dell’azienda, stava aumentando la domanda di capi per lo svago. Allora si cominciava a volersi bene e a fare anche qualcos’altro oltre al lavoro. Noi abbiamo cercato di creare capi altamente performanti che si differenziassero dagli altri perché ormai la gente aveva quasi tutto. In sostanza penso che si debbano creare i prodotti giusti per il proprio momento storico. Ai giovani imprenditori di oggi dico che la passione e l’impegno alla fine ripagano. Vi consiglio di non fermarvi al primo problema, di non abbattervi, e di portare avanti con determinazione il vostro piano A”.
(Autore: Rossana Santolin.
(Foto e video: Simone Masetto)
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