“Il lupo va gestito, lo abbiamo sempre detto. E adesso potremo veramente lavorare per una corretta impostazione che consenta la convivenza tra predatore e attività zootecniche e umane. Finalmente si potrà superare una visione ‘lupocentrica’ che negli ultimi anni è stata causa di caos e ha costituito una vera sciagura per la montagna bellunese, non sostituendola con una visione ‘umanocentrica’, bensì con l’equilibrio”.
Così la vice presidente della Provincia di Belluno Silvia Calligaro, delegata nelle materie di agricoltura, caccia e pesca, in merito al via libera al Senato del Ddl montagna, al cui interno è passato anche un emendamento che prevede nuove misure per la gestione del lupo.
“Gestione è proprio la parola chiave. Finora non c’è stata gestione, ma solo constatazione dello stato di fatto, ovvero presa d’atto del ritorno del lupo e delle conseguenze dirette sulle attività zootecniche, con il rischio di dover dire addio all’allevamento in montagna, visto che molte aziende agricole e semplici hobbisti hanno dovuto vedere inermi i loro capi predati. La Provincia di Belluno, con la Polizia Provinciale, ha sempre garantito il rilievo delle predazioni, e ora il suo compito sarà ancora più importante perché dai censimenti tecnici, dalle stime della popolazione e dal rilievo dei danni passeranno le decisioni da prendere sulle misure da adottare. L’ho sempre pensato, e oggi lo ribadisco: gestire il lupo significa tutelare il settore primario e quindi dare un presente e un futuro alle terre alte”.
L’emendamento sulla gestione dei lupi approvato all’interno del Ddl Montagna porta la firma anche del senatore cadorino di Fratelli d’Italia e presidente della IX Commissione Senato – Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare Luca De Carlo, che così commenta il traguardo raggiunto: “Si tratta di un significativo passo avanti per la sicurezza del lavoro dei nostri agricoltori e per tutti i cittadini della montagna. Quotidianamente ormai in Veneto, soprattutto nel Bellunese ma da qualche tempo anche nel Vicentino, Trevigiano e Veronese, registriamo episodi di predazioni di bestiame ma anche di animali da compagnia. Il fenomeno va contenuto: ci si affidi sempre alla scienza, ma non ci si sottragga dalla gestione, per non correre il rischio di azzerare l’agricoltura in montagna. Alle regioni spetterà un lavoro tecnico molto preciso sui dati tecnici dei censimenti, sulle stime e il rilievo dei danni. Solo con un lavoro tecnico ineccepibile aggireremo gli scogli che inevitabilmente ci troveremo davanti e che fin dall’inizio di questa questione certa politica pseudo-ambientalista ha scatenato”.
(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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