L’ex Ospedale diventerà Casa della Comunità: 15 ambulatori e personale h24. Benazzi: “Filtrerà fino al 50% dei pazienti del Pronto soccorso”

Si parla da trent’anni dell’ex Ospedale di Asolo, oggi sede del Distretto Socio-Sanitario ma in gran parte inutilizzato: una struttura che venne edificata nel 1913 e che, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, venne chiusa con gran dispiacere della comunità. Ieri, davanti a una sala gremita, il sindaco Mauro Migliorini e il direttore dell’Ulss2 Marca Trevigiana Francesco Benazzi hanno presentato una riqualificazione che sta già volgendo verso il progetto esecutivo, spiegando ai cittadini perché una “Casa della Comunità” può essere la risposta alle necessità sanitarie del territorio.

La definizione di “Casa della Comunità” è quella di un hub rivolto al territorio, aperto tutto l’anno e tutti i giorni, capace di garantire assistenza a qualsiasi ora ai pazienti con patologie croniche. Si tratta di una struttura pionieristica, che aveva un esempio soltanto in Toscana, poi migliorato dalla normativa che dà dei parametri molto precisi da rispettare per lo sviluppo di questo progetto. Quella di Asolo potrà servire un bacino d’utenza di 50mila persone.

“La Casa della Comunità rappresenta il luogo fisico e di facile individuazione al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria e sociosanitaria. È il modello organizzativo dell’assistenza di prossimità” ha dichiarato Benazzi.

La struttura garantirà tre livelli di assistenza, dotandosi di oltre 500mila euro di attrezzature (tra le quali anche un portatile radiologico, un emocromo, ecografo, elettrocardiografo ecc): quella base, con cure primarie, quella specialistica ambulatoriale e la diagnostica di laboratorio di base. Sarà popolato da medici di base, ma anche da degli specialisti, con il supporto degli amministrativi (con orario di sportello) che consentiranno di sburocratizzare parzialmente il lavoro dei primi, dotandosi anche di un unico software ambulatoriale.

Come ha spiegato il direttore Benazzi, l’idea parte da un presupposto: ovvero che nel 2026 il problema del personale medico verrà superato, grazie al lavoro deformazione e al DM77, il decreto ministeriale che attualmente sta tentando di riportare ordine nella sanità pubblica. L’obiettivo è principalmente quello di liberare il Pronto soccorso da quei codici bianchi che sarebbero risolvibili anche in un contesto ambulatoriale. Secondo le stime dell’Ulss, il risultato potrebbe arrivare a scontare del 50% il traffico al Pronto soccorso.

“Il fabbricato è una struttura in condizioni discrete – ha asserito l’architetto D’Este – ma non risponde a nessuna delle attuali normative per le Case della Comunità. Dovrà eseguire vari adeguamenti, ma è prevista anche la sostituzione di tutti gli impianti”. La parte interessata dalla ristrutturazione sarà la parte più in fondo rispetto all’ingresso, con una forma a elle, mentre nel resto dell’edificio resterà la sede dell’attuale distretto (eccetto il punto prelievi che verrà spostato in quello nuovo). Il nuovo ingresso avrà una sezione coperta e al piano terra verranno realizzati 15 nuovi ambulatori.

Il costo totale dell’opera è di 2.300.000 euro, con un finanziamento di 1.830.000 dal PNRR e 470.000 dal FSR. L’altro mezzo milione per l’equipaggiamento sarà fornito dall’Ulss2. I finanziamenti impongono che l’opera venga conclusa entro il 2026: l’architetto d’Este considera presumibile che i lavori possano iniziare entro il 2023, con 300 giorni circa di contratto. 

“Stiamo considerando anche l’area esterna all’ospedale e il parcheggio di via Forestuzzo – ha dichiarato il sindaco Migliorini – quell’area è degna di sistemazione e potrebbe essere un nuovo orizzonte per la città e i suoi visitatori, oltre a servire l’area dell’ospedale”. 

Rispondendo alle varie domande dei cittadini, Benazzi ha ricordato come il DM77 sia proprio l’esempio di come la sanità pubblica stia cercando di garantire equilibrio, anche rispetto a quella privata. “Il problema non è tra il pubblico e il privato – ha detto – anche le cliniche sono senza specialisti e ce ne chiedono ogni giorno. Dovremmo convivere con questo problema fino al 2024, poi avremo modo di riempire questi buchi. Il mondo della formazione ci restituirà dei medici e degli infermieri giovani, che sono determinati e hanno voglia di fare questo mestiere”. 

(Foto: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
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