“Eravamo d’accordo di andare a pescare – racconta un amico di Bledar Dedja, il primo a ritrovarlo, morto a cento metri dalla sua auto, in quella via Colli che in pochi percorrono. – Ogni tanto andavamo anche al mare: è la stagione del cefalo così gli ho detto che se aveva voglia e non aveva da lavorare poteva venire con me, a farmi compagnia. Ieri verso le sei gli dico: ‘Guarda che ho messo la sveglia alle 02.15 quindi alle 20.00 vado a dormire’. Vedo che non mi risponde e allora dopo un po’ lo chiamo: così chiamo sua moglie, alle 20, che mi dice che non è tornato a casa”.
“Alle 2.20 mi presento a casa sua e comincio a chiamarlo al telefono per svegliarlo, scrivo a lei e mi dice che ancora non è tornato a casa. A quel punto dico lascio stare la pesca: sono andato a Bassano, al Pronto soccorso, pensando che magari aveva fatto un incidente viste le strade ghiacciate degli ultimi giorni, ma ancora niente”.
“Alle 8 di mattina sua moglie ha deciso di chiamare i Carabinieri: io e mia moglie e mia figlia abbiamo deciso di raggiungerli a casa loro per dare una mano con i bambini. Poi siamo andati a cercarlo a Monfumo, due ragazze mi hanno dato l’indirizzo di Fonte e da lì poi siamo andati verso Paderno. Abbiamo fatto lunghi giri in auto e, dopo alcuni tentativi, dalla strada principale abbiamo visto sulla scarpata una Mercedes bianca Classe B. Quando l’abbiamo trovato era ancora vestito da lavoro”.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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