Sherlock Holmes, l’investigatore di Scotland Yard, è stato ad Asolo. Ci è stato dopo la Prima Guerra Mondiale, per una delle sue indagini, probabilmente alla ricerca di un ufficiale inglese disperso. Diversi anni prima, mentre indagava su un altro caso assieme al dr. John H. Watson, era stato a un concerto della violinista Wilma Neruda.
Holmes la chiamava “Norman Neruda” in onore al defunto marito Ludwig Norman. Lei aveva ereditato un certo palazzo ad Asolo, quello stesso edificio che oggi si chiama Palazzo Beltramini ed è diventato la sede municipale.
Il fatto è che, a dirla tutta, Holmes è un personaggio letterario e, fino a prova contraria, non è mai esistito. Creato nel 1887 da Arthur Conan Doyle per quattro romanzi e cinquantasei racconti, è stato capace di influenzare per sempre la figura dell’investigatore e appassionare secoli di generazioni di lettori, “sopravvivendo” fino ai giorni nostri.
L’universo narrativo in cui sir Doyle ha immerso il suo pubblico è talmente vasto e approfondito nei dettagli da apparire pressoché indistinguibile dalla realtà storica: l’autore è stato capace, insomma, di dar vita a una sottocultura, che in termini moderni potremmo definire “fandom”.
Questa precisione scientifica nel racconto delle vicende di Holmes e Watson, ancora oggi riprese e reinterpretate (spesso con approssimazione) nel cinema e nelle serie tv, non è frutto soltanto del lavoro di penna di Conan Doyle, ma anche di alcuni imitatori, che continuano a pubblicare racconti, romanzi e persino saggi apocrifi. In parole povere, questi scritti postumi tentano, con massima delicatezza e attenzione storiografica (o almeno così vorrebbe il codice etico a cui sono sottoposti), di approfondire temi, personalità e dialoghi.
“Nel mondo ci sono almeno 700 associazioni di appassionati – spiega il dottor Enrico Solito, il primo scrittore italiano a essere stato invitato a far parte del primo (e più prestigioso) club di fan di Sherlock Holmes al mondo, il Becker Street Irregular, fondato già nel 1934 a New York – Soltanto in Giappone esistono un centinaio di club dedicati alle vicende di Sherlock Holmes e al dottor Watson”. Talmente radicata, questa passione, che esistono diverse correnti di pensiero nella fandom community di Sherlock Holmes, tra le quali la predominante viene definita “fondamentalismo sherlockiano”.
Spesso questa community assume la funzione di appianare le discrepanze tra il piano della realtà e quello della finzione letteraria, spiegando quelle scelte narrative che persino Conan Doyle si era trovato a dover prendere a prescindere dalla propria volontà: “Doyle era uno spiritista, odiava profondamente Holmes e il suo fondamentalismo scientifico: lo voleva uccidere. E quando lo “uccide”, in Svizzera, in Inghilterra si scatena la rivoluzione. Persino il principe di Galles va a casa sua per chiedergli di continuare a scrivere: Doyle viene minacciato ripetutamente, finché è costretto a farlo tornare in vita”.
“Il grande gioco va giocato con massima serietà e senza alcuna arroganza – continua Solito – Il nostro scopo è studiare e comprendere le regole della letteratura del tempo. Soffermarsi su quei dettagli che un qualsiasi lettore ignorerebbe: per esempio, perché Holmes a un certo punto fischia sempre per una o due volte in mezzo alla strada? Beh, perché a quel tempo si chiamava così un “taxi”; un fischio per un cavallo, due fischi per due cavalli. Mi ci è voluto un sacco di tempo per capirlo ma è divertentissimo”.
L’etica vuole, per poter tirare le fila di questo universo in cui Sherlock Holmes è esistito per davvero, che anche l’autore “costruisca” un legame personale con il personaggio: il dottor Solito, per esempio, ha trovato una collezione privata di lettere in un polveroso baule ricevuto in dono da sua paziente, che si è rivelata essere una delle ultime nipoti di John H. Watson.
Tornando nell’Asolano sarà proprio Enrico Solito, incontrato nel mentre di una ricerca per il dossier per la candidatura a Capitale della Cultura 2024 dal membro del Comitato d’Indirizzo l’architetto Danilo Santalucia, a scrivere in pastiche un romanzo apocrifo sul passaggio di Holmes nella città dei Cento Orizzonti e, per chi saprà stare al gioco, sarà sicuramente interessante capire quale sarà la prima reazione del detective nel vedere la Rocca.
Viaggiando come medico per Emergency, il dottor Enrico Solito ha incontrato tracce e ombre di Sherlock Holmes ovunque, nel mondo, così come statue a lui dedicate: si dice consapevole che dovrà indagare a fondo su Asolo e sulla sua storia, sulle motivazioni che spingono la città, tra le altre cose, a candidarsi a Capitale della Cultura 2024.
Per concludere, il dottor Solito, in visita ad Asolo, racconta che Arthur Conan Doyle stesso sia stato da queste parti. Pare avesse scritto su un taccuino “Ricordati del Piave”: si lascia intuire al lettore se nel nostro universo oppure in quello che lui stesso ha creato.
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