Fuori dai cancelli della Stazione dei Carabinieri di Asolo, mentre i militari sentono la moglie, i parenti di Dedja Bledar, un fratello, una sorella e i nipoti, attendono risposte e chiedono di entrare: “Perché l’hanno portato in quella strada secondaria?” si chiedono e si disperano, iniziando a fare alcune ipotesi pur senza essere ancora a conoscenza degli elementi su cui si stanno basando le indagini. Lacrime e imprecazioni contro l’aggressore o gli aggressori senza volto.
“Io voglio giustizia dai carabinieri. Voglio sapere chi è stato: non sono solo due o tre persone, sono di più – dice la sorella – Bisogna capire quali macchine sono passate, com’è andata, in che bar è stato: tutti parlano bene di lui. Voglio sapere il motivo. Non era il tipo da avere problemi con la droga o con i soldi”.
“Era un ragazzo tranquillo, ho parlato con lui venerdì scorso – continua a dire la sorella maggiore, piangendo ma anche con rabbia – ha lavorato tutto il giorno. Era mio fratello, non ha mai litigato con nessuno, non era capace di litigare con nessuno”.
“Non era un tipo da prendere strade sbagliate nella vita: era a posto, non beveva, non aveva debiti, non gli mancava niente, era uno tranquillo ha sempre lavorato giorno e notte come muratore. Ha cambiato lavoro da poco perché voleva guadagnare qualcosa di più – aggiunge il fratello della vittima -. Era partito ieri mattina da casa per andare a lavorare ed è stato a lavorare fino alle 4 di pomeriggio, poi non è andato a casa sua, è andato in un altro posto con degli amici, questo ci ha detto sua moglie. Pensiamo che magari ha scoperto qualcosa e così l’hanno ucciso. Vogliamo la verità, vogliamo chiarezza. Non ci aspettavamo una cosa del genere, non era il tipo. Ha saputo qualcosa che non doveva sapere”.
“Vogliamo avere i tracciati del suo telefono: alle 8 non suonava più – prosegue il fratello -. Vogliamo capire tutto. Certo che noi come famiglia le pensiamo tutte, ma vogliamo la verità. Ho detto ai carabinieri: ‘Prendete tutti i bar e i ristoranti di Fonte e guardate le loro telecamere, si dovrà pur vedere qualcosa’”.
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