Alcuni settori del commercio e del terziario hanno sofferto più di altri gli effetti economici della pandemia. E la fiducia nelle ripesa degli affari non è per tutti uguale.
E’ quanto emerge dalla ricerca, realizzata nel mese di giugno per conto di Unascom-Confcommercio Treviso dall’Istituto nazionale Format Research, diretto da Pierluigi Ascani, è quali-quantitativa e ha intervistato, con colloqui approfonditi, domande chiuse e aperte, una cinquantina di imprese del terziario trevigiano.
Lo sguardo più rosa è quello del commercio alimentare, mentre è grigio chiaro con qualche sfumatura rosa dettata dalla fiducia di “potercela fare anche se il settore andrà male” lo sguardo del dettaglio non alimentare, del commercio all’ingrosso e dei servizi alle imprese. Grigio scuro tendente al nero lo sguardo dei pubblici esercizi, degli alberghi e dei servizi alla persona, che sentono che il “settore andrà male, anche io potrei non farcela”.
Per il 60% degli imprenditori, per uscire dalla crisi, bisognerà aspettare il 2022, un tempo medio previsto di 18 mesi. Uno su quattro (circa il 24%) crede che non si tornerà più alla normalità del pre-Covid; una fetta buon 40% si sente pessimista e ritiene che non si recupererà più la situazione precedente.
Commercio, turismo e servizi, in provincia di Treviso, a fine 2020, contavano 55 mila unità locali, producevano 13 miliardi di Pil e davano lavoro a circa 160 mila addetti.
“Ci sono stati comparti – ha spiegato il Commissario di Unascom-Confcommercio Tullio Nunzi – interamente chiusi per decreto ed altri aperti ed esposti a super lavoro. Lo studio che abbiamo fatto ci serve a capire quali siano gli strumenti di cui hanno bisogno le imprese, cosa possano fare e dare le Associazioni, cosa si debba chiedere alla politica, pensando a come sfruttare le risorse del Pnrr. Tra Amazon, Montello Hill, crisi del turismo e del piccolo commercio, si rischia di far deflagrare un settore che ha sempre creato lavoro occupazione benessere. Il rischio, ad esempio nel turismo e nella ristorazione, è che si perda l’identità di un territorio“.
Per Patrizio Bertin, Presidente di Confcommercio Veneto, “è necessario un nuovo approccio imprenditoriale, un nuovo modello di business, una nuova geografia dei consumi, nuove modalità di interagire con cliente. La prima vetrina che proponiamo ai nostri clienti è quella digitale sul web, che deve andare di pari passo con quella fisica dei negozi. Bisogna riqualificare i centri storici, alle infrastrutture, all’accesso al credito; le categorie economiche e le associazioni devono supportare le imprese e i commercianti nelle richieste da fare a chi ci governa”.
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