Finché c’è prosecco c’è speranza. Non è questa forse la frase migliore per descrivere ciò che sta accadendo in queste ore a seguito della proposta avanzata all’Unione Europea da parte della Croazia di far riconoscere con il nome “Prosek” un loro vino bianco.
Sul piede di guerra è il Veneto, che ha già annunciato tramite il suo presidente Luca Zaia di agire il prima possibile e ad ogni livello per difendere l’identità del prosecco.
Anche il Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Docg ha espresso il proprio dissenso alla questione, riprendendo quanto dichiarato dall’europarlamentare Paolo De Castro e ritenendo fondamentale la protezione delle Dop rispetto ai regolamenti nei confronti dei produttori di qualità.
La stessa Coldiretti si è detta sconcertata da questa azione: “Un altro prodotto che rischia di finire nella dispensa degli orrori della nostra strana Unione Europea – afferma Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso, immediatamente basito dalla notizia su quello che può essere considerato un nuovo “tarocco” -. Si tratta di una decisione che prende la forma di un vero attacco al Made in Italy e all’identità del nostro Prosecco che è inimitabile per storia, ambiente, know how e passione di intere generazioni di vignaioli”.
Coldiretti non ha mezze misure in riferimento alla richiesta avanzata dalle autorità di Zagabria ai servizi della Commissione Ue per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale Ue della procedura per il riconoscimento della menzione tradizionale Prosek.
“È un affronto non solo al prodotto in sé ma anche a un territorio che ha ricevuto dall’Unesco un riconoscimento mondiale – aggiunge Giuseppe Satalino, direttore di Coldiretti Treviso – Stiamo combattendo il sounding che danneggia il made in Italy nel mondo ma soprattutto la percezione e, a volte, la salute dei consumatori”.
Una decisione che rischia di indebolire la stessa Ue nei rapporti internazionali e sui negoziati per gli accordi di scambio dove occorre tutelare la denominazione prosecco dai falsi come in Brasile e Australia.
Il successo del Prosecco, che ha messo a segno un aumento delle bottiglie esportate nel mondo dell’8% nel primo trimestre del 2021, ingolosisce i falsari con imitazioni diffuse in tutti i continenti dal Meer-secco al Kressecco, dal Semisecco e al Consecco, ma è stata smascherata dalla Coldiretti la vendita anche del Whitesecco e del Crisecco.
Una scelta che chiama in causa anche l’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene: “L’importanza di difendere l’identità, il nome e il valore della denominazione Prosecco significa difendere l’identità del territorio – commenta il presidente Marina Montedoro – Per questo condividiamo le parole del Governatore Zaia e siamo al fianco della Regione nella difesa e nella tutela di quest’area e dei prodotti che rappresenta. Se l’Unione Europea accettasse la richiesta della Croazia di registrare il nome “Prosék”, si creerebbe confusione non solo rispetto al prodotto “Prosecco” sui mercati ma anche nei turisti e in tutti i visitatori, soprattutto esteri, portando ulteriore danno all’immagine, alla cultura, alle tradizioni e all’economia”.
“Oggi l’italian sounding è un fenomeno che riguarda tanto i prodotti agroalimentari quanto i loro territori di origine e risulta gravemente lesivo per intere categorie economiche e per tutti i cittadini – conclude Montedoro -. Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sono il frutto del lavoro tra le viti di uomini che, con la loro maestria e il loro ingegno, in centinaia di anni lo hanno reso unico. Una unicità riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio mondiale”.
Sulla questione si è espresso anche il consigliere regionale Tommaso Razzolini, che si è immediatamente schierato a favore del prodotto delle colline Unesco: “Contro chi vorrebbe boicottare, a livello europeo, le nostre eccellenze, io e il coordinatore dell’Associazione Nazionale delle Città del Vino, Benedetto De Pizzol, sorseggiamo il nostro Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, eccellenza del nostro territorio e dell’Italia intera. È l’ennesima beffa al Made in Italy, una truffa nei confronti di un prodotto italiano riconosciuto in Italia e nel mondo. I croati vogliono giocare sul nome forte per vendere di più, ma l’Unione Europea deve rifiutare la loro richiesta e tutelare il nostro prodotto“.
Parole di sdegno e contrarietà sono arrivate anche da Gianantonio Da Re, eurodeputato trevigiano: “Prosek croato? Ma nemmeno per sogno. Sono trevigiano e non permetterò mai che da qualche parte in Europa si provi a vanificare il lavoro dei nostri viticoltori o compromettere la cultura e la tradizione locale della nostra bollicina. Quindi, nessuno tocchi il nostro prosecco o provi ad appropriarsi del nome di una delle eccellenze venete riconosciute in tutto il mondo”.
Una situazione, quella del “Prosek” croato, che, se lasciata senza interventi, rischia di sconvolgere ancora una volta gli equilibri faticosamente ottenuti a livello europeo sulla salvaguardia del Made in Italy e sulla tutela dei prodotti Dop, Doc e Docg.
(Foto: Coldiretti e archivio Qdpnews.it).
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