Viaggio nella pittura del Cima e nella poesia di Zanzotto con la tesi di Rossella Tramet: “Un omaggio alle colline Patrimonio dell’Umanità”

Nelle giornate in cui Pieve di Soligo ha celebrato il poeta Andrea Zanzotto, in occasione della manifestazione “Zanzotto 100. La poesia dalla A alla Z”, l’avvocato Rossella Tramet festeggia per la sua seconda laurea in Conservazione dei Beni Culturali all’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Il titolo della sua tesi di laurea, “Ut pictura poesis, tra Cima da Conegliano e Andrea Zanzotto. Viaggio en plein air nella pittura veneziana di paesaggio del Cinquecento”, è un omaggio al territorio delle Colline Patrimonio dell’Umanità nell’arte e nella poesia, figlio del miracolo operoso d’acque che è la Venezia cosmopolita nel Cinquecento.

“In quel periodo avviene in laguna una rivoluzione dolce e colorata – spiega l’avvocato Tramet -, che nasce da un nuovo sentimento per la natura e per i suoi ‘luntani’ portato da Giovanni Bellini, e fiorisce soprattutto con i pittori trevigiani Cima da Conegliano, Giorgione e col cadorino Tiziano. Bellini per primo ambienta in un paesaggio naturalistico le Madonne con Bambino di derivazione bizantina, ma è grazie al senso di straniamento in città che i pittori dell’entroterra veneto sviluppano quel sentimento di nostalgia che darà forma ai loro capolavori”.

Rossella Tramet ricorda infatti la Madonna dell’Arancio di Cima da Conegliano, la Tempesta di Giorgione e la Fuga in Egitto di Tiziano: opere che ritraggono paesaggi interiori o luoghi elettivi dell’anima.

“Il poeta pievigino Andrea Zanzotto – continua – è ‘notoriamente, quasi proverbialmente’, il poeta del paesaggio, come rivelano anche i titoli delle sue raccolte, da Dietro il paesaggio a Galateo in bosco. Per lui il paesaggio è l’eros della terra, l’orizzonte totale che costituisce il limite entro cui ci si rende riconoscibili a se stessi. Ed è soprattutto il legame con la pittura rinascimentale veneta e del conterraneo Cima che ne ha connotato la prima espressione poetica, oggetto di indagine nella mia tesi”.

L’avvocato Tramet ricorda che Zanzotto si è fatto storico dell’arte in occasione della prima grande mostra su Cima da Conegliano organizzata a Treviso nel 1962, identificandosi nella sua visione armoniosa e religiosa del mondo.

“All’origine della percezione zanzottiana vi è l’esperienza apportata dal padre pittore Giovanni. Disse il poeta: ‘quasi come se io lo avessi vissuto prima di vederlo’ – aggiunge – Tutta la prima poesia di Zanzotto è intrisa di una sensibilità pittorica ben rappresentata dall’espressione ‘cingersi intorno il paesaggio’”.

Ormai: ormai la primula e il calore/ ai piedi e il verde acume del mondo/ i tappeti scoperti/ le logge vibrate dal vento ed il sole/ tranquillo baco di spinosi boschi;/il mio male lontano, la sete distinta/ come un’altra vita nel petto./ qui non resta che cingersi intorno il paesaggio/ qui volgersi le spalle. 

“Sono le stesse colline ritratte da Cima quelle che hanno suggerito a Zanzotto la creazione di quell’ideogramma in chiave occidentale che è il verso Mai Mancante Neve di Metà Maggio (MMNMM), che traccia in modo pittorico letterario la linea delle colline ora Patrimonio dell’Umanità – conclude – La testimonianza di questi due Maestri trevigiani, Cima e Zanzotto, dimostra che sì, ‘la Bellezza ci salverà’. È grazie all’esperienza paesaggistica che possiamo restare liberi e umani”

(Foto: per concessione di Rossella Tramet).
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