Era sicuramente il punto più atteso dell’ordine del giorno del consiglio comunale che si è svolto mercoledì scorso a Cison di Valmarino. Stiamo parlando dell’interrogazione del gruppo di minoranza Laboratorio Cison, “sulle pratiche di riqualificazione dell’ex Cava Lot a seguito dell’inchiesta della magistratura in corso”.
Nel ripercorre la storia il sindaco Cristina Pin è partita da lontano, dal 19 maggio 2004 dalla convenzione con la quale l’amministrazione si impegnava a dare una destinazione urbanistica di tipo D1 (industriale/artigianale) dell’area. In cambio la parte privata proprietaria del compendio, l’Immobiliare Vidor Spa, si impegnava a presentare un progetto per la realizzazione sul sito di uno o più immobili di tipo industriale/artigianale e di realizzarli provvedendo preliminarmente al riempimento della cava con materiale idoneo secondo quanto indicato nella convenzione.
La parte privata ha così ottenuto nel 2010 il rilascio del permesso a costruire. Ma la cosa non andò in porto in quanto successivamente il privato dichiarò di non avere più interesse a realizzare il progetto, in quanto le richieste del mercato immobiliare erano mutate a causa della crisi economica che aveva fatto scemare la richiesta di capannoni industriali e pertanto non era più interessato neanche al riempimento della cava. Il Comune però ribadiva l’interesse ad una riqualificazione del sito per evitare il permanere di situazioni di degrado incompatibili con le esigenza di tutela paesaggistica dell’area, richiamando il privato al rispetto della convenzione.
Si arriva così ad una seconda convenzione, stavolta atta a dare uno sviluppo non più produttivo ma agricolo del compendio, riportandolo all’originale vocazione, previa realizzazione di un intervento di bonifica che ne garantisse la tutela anche sotto il profilo ambientale.
La nuova convenzione viene sottoscritta il 10 luglio 2015. L’accordo prevedeva che il Comune da un lato autorizzava il riempimento della cava attraverso la realizzazione di un intervento di riqualificazione ambientale impegnandosi dall’altro a dare alla stessa una destinazione d’uso agricola. La parte privata riconosceva al Comune, a titolo di beneficio pubblico, l’importo di 72 mila euro. L’importo doveva intendersi in compensazione parziale con quanto ancora dovuto dal Comune alla parte privata a titolo di restituzione dei contributi di costruzione versati nel triennio 2009-2011 a seguito di rilascio del permesso di costruire.
Durante i lavori di riempimento, nel corso di una verifica, l’Arpav, con lettera del 20 gennaio 2016, segnalava che il materiale utilizzato per il riempimento della ex Cava Lot, ancorché non costituisse rifiuto, non era compatibile con la destinazione agricola dell’area.
Considerato il forte interesse delle parti ed in particolare del Comune a proseguire nell’intervento di bonifica della ex Cava Lot e tenendo conto della disponibilità manifestata dalla parte privata di superare il problema posto dall’Arpav, si arriva alla stipula del 30 maggio 2016 di una convenzione integrativa alla precedente, con la quale la parte privata aumentava di 30 mila euro l’importo riconosciuto a favore del Comune, rinunciando alla trasformazione del terreno, mantenendo la vocazione urbanistica di tipo industriale/artigianale dello stesso.
Il Comune in pratica si assicurava, oltre al riempimento della cava con materiali idonei, ulteriori 30 mila euro senza dover redigere una variante di destinazione d’uso. Nella convenzione integrativa si ribadiva che il materiale di riempimento dovesse essere costituito da materiale idoneo, non classificato e non classificabile come rifiuto. In considerazione della mole dei lavori da eseguire e della necessità di reperire una ingente quantità di terreno per provvedere al riempimento del sito si è ritenuto di portare il tempo utile per terminare i lavori da 3 a 7 anni.
Nella risposta si precisa che l’ufficio urbanistica ed edilizia privata del Comune ha effettuato dei periodici controlli sull’area per verificare, per quanto di competenza, la regolare prosecuzione dei lavori previsti in convenzione, provvedendo ad ordinare la sospensione degli stessi quando si è ritenuto di ravvisare un inadempimento della parte privata proprietaria o dell’impresa cui è stata affidata l’esecuzione dei lavori, nel rispetto di quanto previsto dagli accordi contrattuali.
Il Comune, come da convenzione sottoscritta, ha consentito la ripresa dei lavori soltanto dopo che la parte privata ha provveduto a dimostrare di essersi adeguata agli impegni contrattuali in ordine alla ricomposizione ambientale del compendio, nel rispetto delle previsioni progettuali e della normativa di settore.
Infine nella risposta il sindaco fa riferimento ad una telefonata ricevuta la primavera scorsa dall’ufficio urbanistica nella quale si lamentava un odore inconsueto nell’aria. Ma le verifiche sul posto portavano a constatare che l’odore non era presente. In merito alle segnalazioni verbali da parte di alcuni cittadini sulla presenza di odori sgradevoli, l’amministrazione evidenzia di non avere notizia di interventi da parte di Arpav conseguentemente ad analisi effettuate (aria, terreno, ad esempio).
Il primo cittadino chiude la risposta specificando di aver provveduto a richiedere alla Procura informazioni ed indicazioni in ordine alle indagini in corso in riferimento alla ex Cava Lot, al fine di poter disporre degli elementi necessari per valutare adeguatamente le iniziative da intraprendere a tutela del pubblico interesse.
(Fonte: Giancarlo De Luca © Qdpnews.it).
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