Nessuno, né chi vive ad Asolo, né chi sceglie di visitarla, può resistere ai colori di Villa Freya e del suo magnifico giardino, nascosto dietro a un semplice muretto su via Forestuzzo.
Sono ancora in molti a ricordare la scrittrice inglese alla guida di una Vespa rossa o di una Spider gialla, sempre vestita elegantemente, e in questo luogo il suo ricordo appare come ancora più vivido e vicino: è stata questa figura, per certi versi eccentrica, a portare molta della cultura orientale tra le mura del borgo, già abituato a influenze forestiere.
Attraverso il racconto di Laura Serafin, guida turistica per la città di Asolo, è possibile ricostruire la storia del periodo asolano di Freya Stark semplicemente passeggiando per i colorati corridoi fioriti del parco. In realtà, la scrittrice ha trascorso gli ultimi anni della sua vita in un altro appartamento del centro storico.
In realtà la storia della villa inizia ben prima dell’arrivo della Stark: la struttura era già presente tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo ed era appartenuta ad altri tre personaggi illustri, il sacerdote Pietro Basso prima, poi un certo Pompeo Krum e infine il paesaggista Herbert Young Hammerton.
Gli attuali proprietari di Villa Freya, i Carron, non ne hanno tradito l’essenza e hanno anzi rispettato e ripristinato la grande varietà botanica del giardino, tanto più che oggi una porzione di quest’area risulta in fase di studio: invece che intervenire con trattamenti e piantumazioni, la vegetazione nel praticello antistante la villa è del tutta spontanea e viene curata biologicamente, tanto da diventare un tripudio di colori in questo periodo dell’anno.
Chi crede che all’interno della proprietà vi sia soltanto un ricco giardino resta stupito nel proseguire verso il margine del terrazzamento: proprio lì si trovano i resti del teatro romano di Asolo, un reperto archeologico fondamentale per capire le origini e la storia del borgo.
A scoprirlo a fine ‘800 è stato un farmacista asolano appassionato di archeologia, Pacifico Scomazzetto, che ha portato alla luce anche le terme e l’acquedotto di epoca romana situate in centro storico.
La particolarità del teatro, spiega Laura, è che è costruito contro pendio: “Questa scelta vuole sfruttare la luce naturale del sole per illuminare gli attori”.
Il teatro, con una capienza di ben 1.000 spettatori, sorgeva a sud di un’altra costruzione romana, il criptoportico: “Si tratta di un portico per metà sotterraneo che andava probabilmente a sostenere la piazza forense, oggi occupata dal verde”.
Parte del mosaico che impreziosiva questo luogo è ora conservato al Museo Civico di Asolo, così come altri reperti qui ritrovati. Ai margini del teatro vi sono due lecci secolari, all’ombra dei quali Freya amava trascorrere del tempo a scrivere.
In tempi più recenti si è pensato di convertire parte dei terrazzamenti che compongono una sezione del grande giardino di Villa Freya in orti biologici: l’idea è tanto semplice quanto originale perché gli ortaggi e la frutta di stagione, una volta maturi, potrebbero venire raccolti direttamente dagli ospiti in visita. Un modo, questo, di assaporare per davvero l’esperienza in Villa Freya e permettere al sito di rivivere l’importanza centrale che ha avuto per molto tempo nella storia di Asolo.
La villa e il giardino, pur essendo proprietà private, possono essere affittate per eventi (scrivendo a villafreya.asolo@gmail.com) e Laura ha svelato a Qdpnews.it solo una piccola parte dei segreti che l’area custodisce: per conoscerli tutti non resta che contattarla all’indirizzo info@lauratourguide.it o rivolgendosi allo Iat.
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