Una serata all’insegna della riflessione storica e scientifica, quella di ieri sera al MeVe – Memoriale Veneto della Grande Guerra, in cui il pubblico ha avuto l’occasione di immergersi in un affascinante viaggio attraverso secoli di medicina e cura in tempo di guerra. L’appuntamento si è inserito nel più ampio programma di eventi legati alla mostra “Spirito e Corpo. Fede e Alimentazione in guerra”, attualmente visitabile negli spazi del Memoriale.
Relatore della serata il Professor Ernesto Damiani, docente di Fisiopatologia generale all’Università degli Studi di Padova, che ha coinvolto i presenti in una narrazione colta e appassionata tra storia, scienza e cultura.
Dalla battaglia di Salamina alla campagna napoleonica in Russia, passando per l’organizzazione capillare dell’esercito romano e l’impatto delle epidemie sulla popolazione mondiale. Con il rigore dello studioso e il gusto del narratore, Damiani ha svelato l’importanza spesso trascurata di ciò che tiene in piedi un esercito: la capacità di nutrirlo, rifornirlo, sostenerlo sul campo.
La battaglia di Salamina (480 a.C.), che vide i Greci sconfiggere la flotta persiana, non fu solo una questione di strategia: «I Persiani avevano remato tutta la notte ed erano arrivati all’alba ormai stremati, spossati, privi di energia. I Greci invece, durante la notte, si erano preparati e presumibilmente avevano mangiato, erano pronti ad andare all’attacco». Combattere a stomaco vuoto, insomma, non è mai una buona idea.
Un esempio sistemico ed efficiente di logistica militare fu l’esercito romano. Nel Bellum Gallicum, come ha evidenziato Damiani, la parola frumentum ricorre oltre cento volte. Il cereale era l’elemento essenziale della dieta dei legionari: «Ogni soldato si portava dietro 17 giorni di frumento. I cereali erano alla base dell’alimentazione». La carne era poco utilizzata, mentre i giorni di festa erano segnati proprio dal frumento: «feriae frumentariae erano i giorni successivi alla vittoria, in cui veniva distribuito il frumento».
Con il passare dei secoli, la questione logistica si fece sempre più complessa. Durante le campagne napoleoniche, l’efficienza francese raggiunse vette altissime. «La capacità di muoversi senza portarsi dietro i rifornimenti era una grandissima dote. Questo fu il segreto della prima campagna di Napoleone in Italia» ha spiegato Damiani. Ma quando la logistica fallì, i risultati furono catastrofici: «In Russia, prima che una vittoria del Generale Inverno, fu un disastro logistico per le truppe napoleoniche».
Tra approvvigionamento, saccheggio e foraggiamento, le armate storicamente si sono sempre mosse in funzione di ciò che potevano mangiare, conquistare o requisire. «Un esercito che sta bene, fisicamente e anche psicologicamente, è un esercito che ha mangiato» ha osservato il Professore. E se in età moderna la linea dei rifornimenti diventava il cuore pulsante dell’efficacia militare, «se questa linea veniva interrotta, veniva interrotta la funzione dell’esercito. L’unica prospettiva era ritirarsi».
Un racconto fatto di esempi concreti e spesso drammatici: dalla scarsità di risorse alimentari alla cattiva conservazione del cibo, dall’utilizzo di acqua contaminata alle prime, pionieristiche vaccinazioni di massa. “La salute di un esercito – ha sottolineato Damiani – non dipende solo dalle armi o dall’addestramento, ma dalla possibilità di garantire condizioni minime di sopravvivenza, a cominciare dal cibo e dall’acqua. È lì che si gioca la vera tenuta fisica e mentale dei soldati”.
Non sono mancati riferimenti curiosi e suggestivi, come il contributo del giovane medico Arthur Conan Doyle durante la guerra anglo-boera, o l’introduzione dell’appertizzazione – l’antenata della moderna conservazione alimentare. Il tutto arricchito da documenti d’epoca, cartelle cliniche, testimonianze dirette e persino da opere d’arte.
Un appuntamento che ha unito rigore accademico e divulgazione, lasciando uno spazio finale anche al dialogo con il pubblico.
(Autore: Francesco Bruni)
(Foto: Francesco Bruni)
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