Pirotecnica Papa, i fuochi sono un “affare di famiglia”

Un’autentica passione che si tramanda di generazione in generazione. Quattro, per l’esattezza.

Dal capostipite Angelo, nel lontano 1885, fino a Marzia Papa (attuale titolare) e al marito Fabio, quarta generazione appunto. Nel mezzo, Bortolo e soprattutto Fioravante, papà di Marzia, con la moglie Bertilla, a cui si deve la fondazione come società, nel 1990, della Pirotecnica Papa di San Polo di Piave.

Una tradizione pirotecnica che è stata tramandata e arricchita ad ogni generazione, restando al passo con le varie innovazioni tecnologiche e garantendo sempre una elevata qualità e sicurezza, nel rispetto dell’ambiente circostante. Una vera e propria arte di famiglia, insomma, nel realizzare spettacoli unici, ognuno studiato e personalizzato secondo le esigenze e i gusti dei clienti.

Ne abbiamo parlato proprio con Marzia, ultima “erede” (per ora) della dinastia dei Papa, in un’intervista che non poteva che essere “scoppiettante”…

Ci puo’ raccontare un po’ la storia della vostra impresa?

“La nostra azienda nasce nel 1885 dal bisnonno Angelo Papa, che con dedizione iniziò a raccogliere le bombe che erano praticamente lasciate sul territorio dopo l’ennesima guerra, cominciando a studiarle a poco a poco. Si parla del primo Novecento e tutto iniziò così: lui raccoglieva gli ordigni e li studiava. Poi è subentrato suo figlio Bortolo, mio nonno, la seconda generazione. E da lì la nostra famiglia ha iniziato a mettersi davvero in gioco. Il nonno Bortolo ovviamente ha i suoi cinque figli di cui uno, mio papà Fioravante, ha portato avanti l’azienda con dedizione e orgoglio. Tuttora lui ci segue con passione e, ovviamente, non molla mai. Infine, dalla sua unione con Bertilla, siamo nati io e Gianluigi: io ho proseguito la tradizione, mentre lui ovviamente fa altri ‘spettacoli’ in cielo e prega per noi, affinché gli spettacoli vadano bene. Già, perché lui ha fatto un cammino diverso, quello del sacerdozio“.

Un prete Papa, insomma: niente male. “Quindi ora io proseguo questa attività con Fabio, che ovviamente mi ha sposato e mi supporta e sopporta. E continuiamo a fare i nostri spettacoli pirotecnici, con tutte le difficoltà del momento… con anche due anni passati con il Covid. Però siamo ancora qua e questo per noi è un orgoglio non da poco“.

Quali particolarità ha e quali rischi comporta questo mestiere?

“Il rischio c’è e non è da poco, bisogna saperlo gestire bene in totale sicurezza. Questo ci aiuta ovviamente ad affrontare anche il pericolo o l’imprevisto durante uno spettacolo, anche per salvaguardare l’ambiente stesso e il pubblico. Ci sono delle distanze di sicurezza da rispettare, naturalmente. Siamo molto ligi in questo, sono importantissime”.

La gente vede solo lo spettacolo e magari non si rende conto di tutto il lavoro di preparazione che c’è dietro: ce ne puo’ parlare?

“Il lavoro non è certo poco, perché si comincia semplicemente da un sopralluogo e, da lì, si dà una prima definizione studiando la zona sovrastante, quindi il punto sparo. Poi, in base a questi aspetti, si definisce il prodotto da utilizzare. Ce ne sono diverse tipologie e tutte sensibili alle distanze di sicurezza. Si parte dai 30 metri con degli effetti luminosi, dopo si passa ai 40-50, dipende ovviamente anche dal calibro utilizzato. Dobbiamo rispettare il raggio di sicurezza minimo di 100 metri quando usiamo fuochi d’artificio più grossi, come le ‘bombe’. Ecco, da questo studio poi si definisce coi clienti, ovviamente assecondando i loro gusti…in questa fase si ascolta cosa vuole il cliente e che tipo di effetto desidera per la sua festa, per il suo evento. Infine si inizia a progettare lo spettacolo”.

“È uno studio particolare, che si fa con molta dedizione e sapendo bene cosa c’è realmente in commercio. Sta a noi scegliere i prodotti, i migliori per i nostri clienti e non è un lavoro da poco. Serve uno studio anche proprio del prodotto con la durata, con gli effetti, con i ritmi di ogni effetto. Non posso usare, ad esempio, un prodotto piuttosto che un altro, se magari devo creare una chiusura. Devo fare spettacolo, non devo annoiare il cliente finale, devo dare sempre questo senso di suspence e di meraviglia. Ecco, il nostro obiettivo è questo e fa capire anche la passione che si vuole trasmettere”.

È già alle viste una quinta generazione?

“Mah, chi lo sa? Noi, io e Fabio, abbiamo dato alla luce tre figli, però chi lo sa… adesso è ancora prestino, ma comunque speriamo di sì, non lo so. Intanto proseguiamo il lavoro noi, accompagnati da mamma e papà ovviamente. La voglia di mettersi in gioco, anche da parte loro, non manca mai. Poi vedremo, insomma, ma speriamo ci sia anche una quinta generazione”.

(Autore: Alessandro Lanza)
(Foto e video: Matteo De Noni)
(Articolo, foto e video di proprietà di Dplay Srl)
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