Oggi giovedì 27 marzo si celebra, come ogni anno dal 1962, la Giornata mondiale del Teatro, istituita a sostegno delle arti di scena dall’Istituto internazionale del Teatro. Qdpnews.it – Quotidiano del Piave non si è lasciato sfuggire l’occasione di portare lettrici e lettori all’interno della Fenice di Venezia, un gioiello che tutto il mondo ci invidia e la cui storia desideriamo raccontarvi.
Quando i membri della Nobile Società dei Palchettisti, alla fine del Settecento, decisero di ribattezzare il nuovo teatro “La Fenice” di certo non immaginavano quello che sarebbe successo negli anni a venire. Splendido uccello dalle piume variopinte la fenice, secondo le credenze degli antichi, ogni cinquecento anni si lascia divorare dalle fiamme per poi risorgere dalle proprie ceneri. Per gli imprenditori teatrali veneziani, reduci dalla disastrosa gestione del San Benedetto, intitolare il Gran Teatro a questa creatura mitologica era di buon auspicio ed aveva il sapore della rivalsa. Ironia della sorte, il Gran Teatro La Fenice sarà devastato da due incendi, il primo nel 1836 e il secondo nel 1996: e per ben due volte sarà capace di risollevarsi dalle proprie ceneri.
Anche per questa ragione salire lo scalone d’onore del Gran Teatro veneziano, attraversare il foyer, soffermarsi nelle Sale Apollinee e fare ingresso nella sala teatrale è ancora più emozionante: nonostante la gravità dei danni, infatti, il meticoloso restauro condotto all’insegna del motto “com’era e dov’era” ha impedito la dispersione di un patrimonio culturale dal valore inestimabile.


Ricostruiti i palchetti con il loro complesso apparato decorativo, rinnovata la torre scenica, salvaguardata l’acustica grazie all’impiego di legni selezionati, tutto è tornato come prima. Anche i sontuosi lampadari in cristallo di Boemia. Già, ma perché non in vetro di Murano? Perché nel Settecento si pensava che l’utilizzo di materiali provenienti da luoghi lontani conferisse maggiore prestigio a quello che sarebbe diventato il fiore all’occhiello fra i teatri della Serenissima.


La dominazione napoleonica, quella austroungarica e le successive pretese dei reali d’Italia portarono alla realizzazione di un sontuoso palco che non mancò di suscitare accese polemiche perché simbolo dell’oppressione straniera e affronto allo spirito repubblicano lagunare.


Sul palco reale, anch’esso minuziosamente restaurato, continuano ad avvicendarsi insigni personalità, ma dal 1946, al posto dello stemma sabaudo, sulle loro teste incombe il leggendario Leone di San Marco.


Il Gran Teatro della Fenice, capace di ospitare mille spettatori e gestito da un piccolo esercito di circa quattrocento addetti ai lavori è una meta turistica molto gettonata. Studenti, comitive italiane e straniere, ogni giorno lo invadono pacificamente: i cimeli di una mostra permanente dedicata a Maria Callas accrescono sensibilmente il fascino di un luogo entrato a pieno titolo nella storia mondiale della musica e della cultura.
Visitare La Fenice senza godere della magia di un’opera lirica, di un balletto o di un concerto, tuttavia, è un po’ come aggirarsi fra i tavoli di un ristorante celebrato per la grande cucina senza assaporarne i piatti. Per coloro che fossero intimoriti dal costo dei biglietti o dal rigore del dress code è bene sapere che sedersi alla Fenice può essere davvero alla portata di tutti. Esplorando il sito del teatro (www.teatrolafenice.it), consultando i social e informandosi sui “last minute” si scopre che assistere a un concerto, a un’opera, può costare come una serata in pizzeria o anche meno.


Il Gran Teatro veneziano non è soltanto musica o danza classica: Fenice Education, con l’intento di coinvolgere i più giovani e le loro famiglie, propone iniziative che spaziano dagli spettacoli per i più piccoli, ai corsi di educazione musicale a eventi davvero speciali.


Il regista greco Theodoros Terzopouolos, in occasione della Giornata Mondiale del Teatro che si celebra oggi giovedì 27 marzo, ha manifestato la propria preoccupazione per “un mondo di cittadini impoveriti, rinchiusi in celle di realtà virtuale, trincerati nella loro soffocante privacy”.


Prendere posto alla Fenice, lasciarsi sedurre dall’Arte con l’A maiuscola, e per una volta trascurare lo smartphone può rivelarsi una soluzione vincente per sfuggire dall’omologazione e volersi bene davvero.


(Autore: Marcello Marzani)
(Foto: Qdpnews.it e Teatro La Fenice)
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