Artista e poeta, aveva saputo narrare con il pennello e i disegni il peso dell’industrializzazione degli anni Settanta e, allo stesso tempo, aveva narrato i suoi anni all’interno di liriche composte in romanesco, “in stile Trilussa”.
Conegliano perde uno dei suoi rappresentanti più illustri dell’arte locale di quegli anni: si tratta di Paolo Cervone, romano di origine ma trapiantato nella città del Cima, deceduto in questi giorni all’età di 90 anni.
Nato nella capitale, Cervone si era dedicato al mondo dell’arte, da autodidatta, fin dalla giovane età, imparando subito a trasferire su tela la complessità del reale.
A tal fine si spiegano i contrasti di colore impressi su tela e la predilezione per il “grigio gioco”. Immancabile anche l’immagine dell’ombrello, inserito in svariate raffigurazioni, come segno di protezione dell’umano di fronte alle avversità della vita.
Un linguaggio artistico che proponeva “un dialetto pittorico”, teso a valicare i confini della riflessione.
Le sue opere vennero esposte in svariate collettive del territorio, ma anche all’estero, in Canada, Iran, Arabia Saudita, Stati Uniti e Germania, guadagnandosi svariati riconoscimenti in concorsi in ambito internazionale (venne premiato anche da Tina Anselmi, come ha ricordato la famiglia). La sua passione lo portò, inoltre, a fondare il Circolo La Tavolozza di Conegliano.
Paolo Cervone fu anche un artista-operaio: padre di 6 figli, affiancò la passione artistica al lavoro di operaio metalmeccanico all’interno della Zanussi, dove faceva parte anche del sindacato.
“Nostro padre fu un artista che ebbe l’exploit negli anni Settanta – ha ricordato uno dei figli, Marco, anch’egli artista come il padre -. Venne un po’ dimenticato nel tempo, nonostante in quel periodo fosse stato una presenza importante nella città, motivo per cui stavamo organizzando una mostra che non abbiamo fatto in tempo a realizzare”.
“Lo ricordo come un padre amico dei suoi figli – ha proseguito -. La domenica si andava fuori con tavolozza e cavalletto, per la pittura “en plein air”. Poi amava scrivere poesie in romanesco, un po’ sullo stile di Trilussa, giusto per capirsi: per i suoi 90 anni abbiamo realizzato la pubblicazione di un’opera che raccoglie le sue liriche”.
A tal proposito, la famiglia ha riportato in epigrafe uno degli scritti composti dal padre (in italiano), dal titolo “Tramonto di vita”: “Autunno è alle porte./ Dagli alberi piangenti/ cadon le foglie morte:/ speranze che s’infrangono – si legge – Ma appena torna primavera/ e spuntan le nuove foglie./ Il mio cor ancora ride e spera/ di rivederti ancora….Amor!”.
Paolo Cervone lascia i figli Michele, Alfredo, Angelarosa, Paola, Bianca e Marco, i generi, le nuore, gli adorati nipoti, il fratello Giuseppe, uniti a tutte le persone che l’hanno conosciuto e gli hanno voluto bene.
Il funerale sarà celebrato sabato 11 gennaio alle 10.30 nella chiesa parrocchiale Immacolata di Lourdes, dove il Santo Rosario verrà recitato alle 10, mezz’ora prima della funzione religiosa. A seguito della cerimonia si terrà il rito della cremazione.
(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto: Onoranze funebri Faldon)
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