La consegna della Costituzione ai 18enni, ricordando Matteotti: “Siate di esempio per i vostri coetanei”

È stata una serata di memoria e festa per i neo 18enni di Cappella Maggiore, che lunedì sera 23 dicembre, prima della seduta del consiglio comunale, hanno ricevuto in dono una copia della Costituzione in seguito a una speciale conferenza su Matteotti tenuta dal professor Daniele Ceschin, esperto di Storia contemporanea.

Con la maggiore età hanno acquisito il diritto di voto, e così il dono del testo della legge fondamentale dello Stato italiano da parte dell’Amministrazione comunale ha suggellato il loro ingresso a pieno titolo nella società civile.

La sindaca Mariarosa Barazza e la consigliera delegata Giada Giacomin, accompagnate da tutti i componenti del consiglio, sono intervenute per augurare ai giovani di “avere il coraggio dell’opinione e di credere in un nuovo mondo possibile”.

“La vostra presenza oggi è esemplare – hanno detto i consiglieri –. Ora avete il compito di andare dai vostri coetanei e coinvolgerli nei momenti di democrazia e cittadinanza attiva, a partire dal voto”. Come è stato ricordato dal professor Ceschin, infatti, a Cappella Maggiore nel 1946 andò a votare il 93% degli aventi diritto di voto e si scelse la Repubblica.

Il ricordo di Matteotti a 100 anni dalla morte

La serata è stata infatti introdotta dall’intervento del professor Ceschin, che ha tenuto un’appassionata lezione su “Giacomo Matteotti nei discorsi dei padri costituenti”, in coincidenza con il centenario dall’uccisione, avvenuta il 10 giugno 1924.

Ceschin ha ricordato con dovizia di particolari le varie fasi della stagione politica di Matteotti, originario di Fratta Polesine (Rovigo), “divenuto giovanissimo consigliere comunale e sindaco del partito socialista in ben dodici comuni”.

“Proveniva da una famiglia molto ricca perché proprietaria di ampi terreni – ha ricordato Ceschin – Sposò le cause dei braccianti, e per questo si iscrisse al partito socialista, lo stesso peraltro di Benito Mussolini, con cui condivise una simile carriera politica negli anni Dieci. Fu poi la Grande Guerra a dividere i due: mentre Mussolini era interventista, Matteotti era antimilitarista e pacifista”.

Il docente ha spiegato che, dopo l’elezione a parlamentare nel 1919, “Matteotti attraversò la divisione del partito socialista all’inizio degli anni Venti e fu espulso con Filippo Turati, perché entrambi accusati di essere troppo moderati”.

“Con la nuova legge elettorale e le elezioni della primavera 1924 – ha detto ancora – il volto politico dell’Italia cambiò radicalmente. Matteotti fu considerato fin da subito capo dell’opposizione”.

“Sono due i motivi per cui venne ucciso – ha osservato – Il primo, di carattere politico, perché era il principale avversario di Mussolini. Inoltre, come è stato di recente dimostrato, Matteotti era appena venuto in possesso di alcune carte dai laburisti inglesi, che documentavano l’implicazione di alcuni uomini vicini a Mussolini e a Vittorio Emanuele III in un grave scandalo di tangenti. Proprio di recente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato, forse per la prima volta, la complicità della monarchia sabauda nell’omicidio Matteotti”.

Ceschin ha snodato il suo discorso prendendo in considerazione la seduta dell’Assemblea costituente del 10 giugno 1947, durante la quale “Matteotti fu menzionato numerose volte dagli esponenti di tutti i partiti”.

“Egli non è stato una figura mai divisiva – ha precisato – ma anzi ha saputo unire il fronte antifascista, ed è sempre ricordato in modo unanime con rispetto e devozione. Qui la memoria ha ancora un senso”.

“Ai giovani voglio dire che il nome di Matteotti non è solo sui libri di storia – ha concluso Ceschin – ma è dentro la nostra Costituzione. È stato nelle parole dei costituenti, anche di coloro che lo aveva osteggiato, ma che dopo il fascismo si accorsero di come il ‘culto’ di Matteotti fosse così importante”.

(Autrice: Beatrice Zabotti)
(Foto: Qdpnews.it)
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