Da Cambridge agli Stati Uniti, passando per la Svizzera e Roma. Un mappamondo concentrato nella sala teatro di Rasai (Seren del Grappa) nei giorni scorsi per il Premio internazionale “Bellunesi che onorano la provincia in Italia e nel mondo”, organizzato da Provincia, Abm e Rotary Club.
Una “festa dell’orgoglio delle radici“, come è stata definita, ma anche il riconoscimento al lavoro silenzioso di tante e tanti migranti che con la valigia hanno lasciato il Bellunese e con il sudore della fronte hanno permesso alle generazioni successive di crescere, imparare, portare benessere alla terra d’origine.
«Per anni i nostri compaesani sono emigrati dal Bellunese per cercare fortuna altrove. In molti casi sono scappati dalla povertà, dalla fame. Lo hanno fatto con grandissima dignità e hanno esportato, nella loro valigia, la determinazione, la voglia di lavorare, la concretezza dolomitica. Oggi l’emigrazione è un fenomeno diverso, perché siamo diventati una provincia ricca, in cui lavoro e benessere non mancano. Non si scappa, ma qualcuno sceglie di provare un’esperienza all’estero in cerca di studio, stimoli, carriera. Chi esce dal Bellunese è cittadino del mondo e consapevole di esserlo ma, come dimostra questo premio, cittadino del mondo con il cuore tra le Dolomiti. Ed è un cittadino del mondo che crea qualcosa di importante, che porta i propri valori e le proprie capacità nel Paese in cui vive e lavora» ha detto il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin. Che ha citato due discorsi tenuti nell’edizione 2023 del premio da altrettanti premiati. «Mi ha colpito molto quello che hanno detto due premiati della scorsa edizione, celebrata a Longarone: “Ricevere questo premio significa valorizzare le origini bellunesi. Io a Belluno ho imparato i valori veri e autentici, come l’onestà, la solidarietà, il rispetto delle tradizioni, il sacrificio… Se non fossi nato qui, forse non avrei raggiunto quello che ho raggiunto”. E ancora: “Mi inorgoglisce provenire da questa terra che ci ha abituato alla capacità di fare squadra, perché in montagna non si fa molto da soli”».
I premiati
Per il settore economico, imprenditoriale e professionale, il premio è stato assegnato a Ferdinando Samaria, imprenditore e ricercatore nel campo dell’intelligenza artificiale, docente a Cambridge in Finanza decentralizzata e Moneta digitale. «La cosa più importante da dire è che i soldi si guadagnano lavorando e non con la finanza» ha detto dal palco il premiato. «La tecnologia ci aiuta molto, ma stiamo attenti alle conseguenze sui giovani».
Per il settore istituzioni, arte e cultura il premio è andato a Paola De Martin e a Michele Rech, in arte ZeroCalcare. La prima è una ricercatrice e docente con una vasta esperienza nel campo delle scienze umanistiche, in particolare nella storia culturale e nell’intersezione tra arte e società. Nata a Zurigo, è co-curatrice del progetto etnografico e artistico “Schwarzenbach-Komplex,” che esplora la memoria del razzismo e della resistenza in Svizzera. Dal palco ha ringraziato tutti coloro che hanno permesso alla seconda e terza generazione di migranti di emergere. «Se la Svizzera è bella e pulita è grazie ai migranti italiani che l’hanno costruita e pulita. È grazie a loro se le generazioni come la mia hanno potuto aprire le ali e volare».
ZeroCalcare, noto fumettista, ha ricordato il proprio legame profondo con Seren del Grappa, dove la scuola media è intitolata al nonno Leonida Rech. «Le storie di chi ha lasciato la terra bellunese mi stanno emozionando» ha detto nel ritirare il premio. «Noi siamo la somma degli individui che ci hanno preceduto. Mio nonno sarebbe contento di sapermi qua. Io non vengo associato ai bellunesi nel mondo, ma a parte le cadute nello Stizzon da ragazzino, ho ancora un legame con questa terra».
Per il settore sociale e solidaristico il riconoscimento è andato a Mariaelena Pierobon, di Longarone, professoressa in Virginia (Usa) dove studia e approfondisce metodi brevettati per la rilevazione e il controllo del cancro. «Sono nata a Belluno e qui ho imparato la resilienza, che mi ha reso possibile l’adattamento in un Paese straniero» ha detto. «Questo premio va anche a chi si è sacrificato per permettere a me di studiare e fare carriera».
Sempre di Longarone il premio speciale “Barcelloni Corte – De Martin Modolado”, che è andato a Gioachino Bratti, già sindaco della ricostruzione post Vajont. Bratti ha sottolineato il carico di umanità degli emigranti bellunesi, come valore aggiunto oltre alle capacità per cui si sono distinti nel lavoro e nella vita.
Infine, premio alla memoria a Claudio Colmanet, il violinista e direttore d’orchestra scomparso un anno fa.
(Autore: Redazione Qdpnews.it)
(Foto: Provincia di Belluno)
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