21/10 – “Comunità castanicole e valorizzazione del territorio”, successo per il convegno della Festa dei Marroni

I castagneti rappresentano il 5% della superficie forestale in Veneto e rivestono notevole importanza sia dal punto di vista economico che sociale per la produzione di legno, marroni e castagne. Il bosco va mantenuto in salute. La produzione del marrone IGP, il suo frutto principe, deve essere protetta e valorizzata. Insomma nonostante l’annata 2024 sia stata decisamente critica e quantitativamente scarsa, la tradizione deve essere sostenuta e incrementata, investendo in ricerca e innovazione. Questo in estrema sintesi il messaggio uscito dal convegno sul “Ruolo della castanicoltura e delle comunità castanicole nella tutela e valorizzazione del territorio” che si è svolto sabato scorso a Miane, organizzato da Agricombai, Associazione produttori e Pro Loco di Combai, e inserito nel cartellone degli eventi dell’80^ Festa dei Marroni di Combai.

Si è trattato di un importante momento di approfondimento tecnico che ha richiamato un folto pubblico, composto da amministratori pubblici e castanicoltori provenienti non solo dal Veneto. Il professor Danilo Gasparini, docente all’Università di Padova e delegato DAFNEA, ha aperto i lavori fornendo una cornice storico e culturale all’argomento: “La storia della castanicoltura in Italia affonda le sue radici nel Medioevo quando le castagne diventano un bene collettivo per uso alimentare. In un testo del 1508 Michele Savonarola attribuisce a marroni “grandissimo e buon nutrimento”; in un Erbario seicentesco si ritrovano invece numerosi “giovamenti per la salute”. A Combai, sempre nel Seicento, il giorno della raccolta dei marroni coinvolgeva tutta la comunità che lavorava insieme e che infine divideva equamente la farina di castagne che veniva utilizzata per preparare il pane o la polenta e che in momenti di carestia, diventava indispensabili per la sussistenza. È dal secondo dopoguerra che tutto cambia: il marrone diventa cibo della sagra ed entra nella produzione della birra, della pasticceria e nella produzione di pasta e tortelli. Un cibo povero che sposa la gastronomia raffinata, una sorta di seconda vita!”.

Nel suo intervento Fernanda Colombari, della Forestale del Veneto, ha focalizzato l’attenzione sugli aspetti fitosanitari e sulle principali avversità del castagno: “La castanicoltura da frutto è messa a dura prova da insetti sia autoctoni che alieni; è tristemente famosa la vespa cinese, particolarmente invasiva, letale per la produzione di frutti e dannosa anche per gli accrescimenti legnosi. Dopo aver praticamente azzerato la produzione in Pedemontana, ora la situazione è sotto controllo grazie all’introduzione del parassitoide antagonista in modo esteso e massiccio. Purtroppo però esistono numerosi parassiti alieni potenzialmente molto pericolosi che potremmo prima o poi ritrovarci nei castagneti. In particolare stiamo monitorando un organismo nocivo proveniente dal Nordamerica e già segnalato in Turchia. È necessario vigilare per tenere la situazione sotto controllo”. Ad accentuare il quadro fitopatologico vi sono i cambiamenti climatici che stanno portando a significative alterazioni delle condizioni ambientali nei castagneti, alimentandone la suscettibilità alle malattie.

Nicola Andrighetto e Thomas Campagnaro del Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-forestali dell’Università di Padova si sono soffermati sugli aspetti ecologici, vivaistici e varietali, ed in particolare sui diversi ruoli del castagneto alla luce della biodiversità, individuata come una delle più importanti sfide. Maria Gabriella Bellano, docente di Scienze Agrarie all’Università di Torino ha aperto una parentesi tecnica sull’evoluzione della filiera castanicola partendo dai portainnesti clonati: “La certificazione vivaistica rappresenta una tutela per il singolo castanicoltore e una garanzia per l’intero settore che deve continuare ad essere tutelato e valorizzato. La sfida è renderlo competitivo nell’attuale contesto internazionale”.

Il professor Luca Dondini infine ha approfondito il tema della caratterizzazione molecolare e della tracciabilità dei prodotti: “I campi collezione di varietà di castagno sono essenziali per la conservazione ed il mantenimento delle risorse genetiche e per evitare la perdita di un elevato grado di diversità castanicola. L’analisi del DNA del materiale genetico conservato ha permesso di descrivere la biodiversità presente nei nostri territori e associare ad ogni varietà un profilo molecolare che la renda riconoscibile e tracciabile”.

(Autore: Redazione Qdpnews.it)
(Foto: Pro Loco Combai)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
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