FAMIGLIA| Asteraceae
NOME POPOLARE| radicio, radicio bon, sìcoria, radèc de campagna, radio de strada.
ETIMOLOGIA| il nome deriva dal greco kikhèo che significa “io trovo”, e da horos, colle, oppure da hortus, orto, perché questa pianta cresce generalmente sui colli e si coltiva negli orti. Altri fanno risalire il nome al termine arabo chikoùryeh che indicava la pianta; intybus invece è l’antico nome della cicoria secondo Plinio.
PARTI USATE| le foglie basali.
TEMPO DI RACCOLTA| primavera.
HABITAT| pianta erbacea perenne comune nei prati, sui cigli dei campi, lungo le strade, negli incolti.
DESCRIZIONE| il fusto un po’ ruvido, cavo, flessuoso, ramificato, può essere alto 40-120 cm. Le foglie basali, sviluppate a rosetta, spuntano in autunno, durano tutto l’inverno-primavera e si seccano durante la fioritura, sono piuttosto grandi, picciolate, più o meno dentate o roncinate. Quelle del fusto sono piccole e sessili. I fiori, raggruppati in capolini, sono tutti ligulati, azzurri e si chiudono al mattino.
UTILIZZAZIONE| le rossette basali raccolte ancora tenere possono essere consumate crude ma spesso vengono lessate e consumate insieme a quelle di altre specie (tarassaco e strigoli).
PRINCIPI ATTIVI| le foglie contengono una sostanza detta cicorina amara, inulina, intibina, colina, levulosio, lactucina e sali di potassio, sodio, magnesio. Nel succo delle radici si trovano le stesse sostanze terpeniche amare della Lactuca virosa e cioè lactucina e lattucopicrina. Viene segnato anche un olio analogo al caffeolo del caffè.
PROPRIETA’| le foglie fresche hanno proprietà toniche, stomachiche, colagoghe, diuretiche e sono considerate depurative se consumate nelle insalate primaverili o estive. Presentano proprietà ipoglicemizzanti e vasodilatatorie, coadiuvanti nei casi di diabete e ipertensione.
NOTA| la radice torrefatta e ridotta in polvere dà un surrogato del caffè: la “sìcoria”, tradizionalmente utilizzata presso molte famiglie del territorio pedemontano.
Il radicchio di Treviso deriva dalla selezione e coltivazione adeguata a partire dalla pianta madre che è la cicoria selvatica.
Dalla cicoria derivano le diverse varietà di radicchio Veneto
Il Veneto si può considerare la patria del radicchio coltivato, intendendo come tale “le forme di cicoria a foglie colorate di rosso o variamente screziate e variegate”. Dal punto di vista storico il padre di tutti di radicchi si deve considerare il radicchio rosso di Treviso di cui si ha documentazione già verso la metà dell’Ottocento. Successivamente da un incrocio fra di esso e l’indivia scarola, ha avuto origine il radicchio variegato di Castelfranco. Dal variegato di Castelfranco, per mezzo di selezioni effettuate da ortolani chioggiotti attorno al 1934-35, si è ottenuto il radicchio di Chioggia, variegato e rosso. Alla fine degli anni cinquanta risale invece l’origine del rosso di Verona, derivato direttamente da una selezione del radicchio rosso di Treviso. Il radicchio veniva seminato nei campi, spesso assieme all’erba medica o al trifoglio, ma anche negli orti e nei vigneti e raccolto in inverno.
La conservazione invernale avveniva nella stalla in cassette rivestite di paglia o in buche. La pratica dell’imbiancamento dei cespi con terra o acqua è di origine recente. L’uso della radice tostata come surrogato del caffè, sia come bevanda sia per scopi medicinali, fu descritto per la prima volta nel XVI secolo dal botanico marosticense Prospero Alpini, noto proprio per aver importato il caffè dall’Africa.
NOTA| detti popolari sul radicchio: “Magna radici” (modo di dire trevisano). “Chi magna radicio no devènta mai vecio” (chi mangia il radicchio non invecchia mai). No èssar gnanca bòn de sapàr i radici” (essere un incapace). “Xe el vècio che sa consare el radicio” (ci vuole esperienza per le cose delicate). “Qua ghe vol la cicòria in tòla” (ci vogliono i soldi in contanti in tavola).
(Articolo a cura di: Ernesto Riva, Danilo Gasparini, Silvano Rodato, Carla Camana – Unifarco SPA – Accademia Internazionale di Storia della Farmacia – Antiga Edizioni).
(Foto: Wikipedia)
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