Autonomia, Giovanardi sulla scuola: “Ma quali lezioni in lingua Veneta! Risolverebbe il problema della mancanza di docenti”

Il tema dell’autonomia differenziata, soprattutto nell’ambito dell’istruzione, continua a suscitare dibattiti e riflessioni. Ma secondo l’avvocato Andrea Giovanardi che, oltre che essere professore ordinario di Diritto Tributario all’università di Trento, commercialista e revisore legale è anche tra quegli esperti che si è seduto al tavolo, su mandato della regione Veneto, per trattare con il Governo, l’autonomia differenziata potrebbe risolvere alcuni problemi cronici del sistema scolastico italiano, in particolare la mancanza di insegnanti nelle regioni del Nord.

La Carenza di Insegnanti nelle Scuole del Nord

Uno dei problemi principali che affligge il sistema scolastico delle regioni settentrionali è la difficoltà nel garantire continuità didattica a causa della mancanza di insegnanti. Giovanardi ha spiegato come questa situazione derivi da fattori economici e organizzativi: “Nelle nostre scuole del Nord Italia c’è un grossissimo problema di copertura delle cattedre. Questo perché ai concorsi possono partecipare tutti coloro che ne abbiano i requisiti, e molto spesso vengono vinti da persone di altre parti del paese”. Tuttavia, una volta assegnati i posti, molti insegnanti chiedono il trasferimento nelle regioni di provenienza, dove il costo della vita è più basso.

Il professore ha infatti sottolineato che uno dei fattori determinanti è la disparità tra il costo della vita nelle diverse aree del paese con gli stipendi degli insegnanti che sono uguali a livello nazionale: “C’è una differenza enorme tra Milano, Bolzano, Aosta e, ad esempio Napoli, che risulta la città meno cara d’Italia – prosegue – è evidente che lo stesso stipendio a Milano non è in realtà lo stesso stipendio pagato a Napoli, anche se dal punto di vista della cifra è identico”. Questa discrepanza rende particolarmente difficile per gli insegnanti del Sud vivere e lavorare in città come Milano o Torino, spingendoli a cercare soluzioni alternative che includano il trasferimento nelle loro regioni di origine.

Il Modello delle Province Autonome

Per affrontare questa situazione, Giovanardi suggerisce di guardare al modello organizzativo delle province autonome di Trento e Bolzano. In queste regioni, grazie a una forma di autonomia già esistente, gli insegnanti possono partecipare a concorsi specifici per il territorio, e vengono incentivati a rimanere grazie a stipendi più alti e meccanismi premianti. “Perché non pensare a modelli organizzativi che ci sono già, come nella Provincia Autonoma di Trento o in quella di Bolzano, dove gli insegnanti potrebbero fare un concorso specifico per quel territorio?”, propone il professore.

Un approccio simile potrebbe essere applicato anche in altre regioni, grazie all’autonomia differenziata. “Le regioni potrebbero pensare a dei meccanismi di incentivazione, a indennità integrative, come sono previste nella Provincia di Trento”, aggiunge. Questo garantirebbe non solo una maggiore attrattività per i docenti, ma anche più stabilità nelle scuole, evitando il continuo turnover che compromette la qualità dell’insegnamento.

L’Autonomia Differenziata: Un’Opportunità per l’Istruzione?

Si è parlato molto di autonomia differenziata a livello scolastico e la preoccupazione di molti e che questa riforma possa estendersi ai programmi scolastici o alla struttura degli esami. Eventualità che Giovanardi respinge in maniera chiara, mantenendo saldo il principio dell’unità nazionale in campo educativo: “L’intervento della Regione in materia di istruzione dovrebbe riguardare i profili organizzativi e gestionali del servizio -aggiunge – Nessuno può pensare seriamente a interventi sui programmi di studio, come ad esempio le lezioni in lingua Veneta. Ci sono delle regole che fanno da collante a tutto il Paese. Non puoi fare un esame di maturità diverso nel Veneto rispetto a quello che è in Lombardia o in Sicilia”.

L’autonomia differenziata, dunque, non inciderà mai sui contenuti dell’insegnamento, che resteranno prerogativa nazionale. Il focus dovrebbe invece essere sugli aspetti gestionali e organizzativi, come il personale e la distribuzione delle risorse economiche. “In questo modo, sarebbe possibile affrontare in modo più efficace la carenza di insegnanti e migliorare la qualità dell’istruzione” aggiunge Giovanardi.

La Competizione Globale e il Ruolo dell’Istruzione

Un altro aspetto cruciale riguarda la relazione tra la qualità dell’istruzione e la competitività dei territori a livello globale. “La competizione globale dei territori si fonda sulle competenze dei cittadini che li abitano – afferma il professore – un sistema educativo efficiente è alla base dello sviluppo economico e sociale di ogni regione”.

“Senza un intervento risolutivo sulla carenza di insegnanti, soprattutto nelle aree più produttive del Nord, sarà difficile per l’Italia competere efficacemente sul piano internazionale. – aggiunge – L’autonomia differenziata potrebbe quindi offrire alle regioni gli strumenti per gestire in modo più flessibile e mirato le risorse scolastiche, permettendo loro di rispondere alle esigenze locali senza compromettere l’unità del sistema educativo nazionale.

“L’autonomia differenziata, se ben applicata, potrebbe essere una risposta concreta a uno dei problemi più pressanti del sistema scolastico italiano: la carenza di insegnanti nelle regioni settentrionali – conclude Giovanardi –  guardare al modello delle province autonome di Trento e Bolzano potrebbe fornire soluzioni organizzative utili, permettendo di attrarre e trattenere insegnanti in territori dove oggi è più difficile garantire continuità didattica. Resta fondamentale mantenere un equilibrio tra autonomia e coesione nazionale, garantendo a tutti gli studenti italiani le stesse opportunità educative, indipendentemente dalla regione in cui vivono”.

(Autore: Simone Masetto)
(Foto e video: Simone Masetto)
(Articolo, foto e video di proprietà di Dplay Srl)
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