Baby Gang, Zaia: “Si rischia che diventino snodo delle catene di spaccio”

Luca Zaia

“La preoccupazione cresce tra i cittadini, e le cronache quotidiane non aiutano: il fenomeno delle baby gang si sta diffondendo ed è diventato oramai allarme sociale. Vanno individuate e attuate iniziative forti, aldilà della lodevole abnegazione di inquirenti e Forze dell’Ordine”.

Il richiamo viene dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, alla luce del ripetersi di fatti di cronaca nera con protagonisti gruppi di giovanissimi: gli ultimi fatti di una serie troppo lunga ieri a Padova, dove due ‘bulle’ hanno picchiato una ragazza in pieno centro, e a Treviso, dove è stata presa dalle Forze dell’Ordine una baby gang che aveva picchiato un venditore di fiori e dove stanno emergendo altri atti a carico di costoro.

“Disagio Sociale? Perdita del rispetto per il prossimo? Carenze educative in famiglia o a scuola? Effetti deleteri del post Covid? Le letture sulla cause sono molteplici; quelle che ora sembrano mancare sono le risposte che abbiano efficacia. E’ necessario – aggiunge – incentivare l’attenzione delle famiglie, sia sul piano educativo, sia su quello delle sanzioni, magari ponendo in capo al nucleo famigliare il risarcimento dei danni. Occorre avere da parte di tutti il coraggio della denuncia quando si viene a conoscenza di situazioni simili, occorre il coraggio della stragrande maggioranza dei ragazzi per bene di vigilare sui comportamenti dei loro coetanei e parlarne con le famiglie e gli insegnanti. Occorre, non nascondiamocelo, anche un po’ di severità in più”.

“Non va sottaciuto – conclude Zaia – anche il rischio che queste aggregazioni possano essere coinvolte e sfruttate dal mondo dello spaccio che, in alcuni casi si è già visto, utilizza le baby gang come una sorta di ‘brodo di coltura’ dove creare nuovi gangli della rete di distribuzione degli stupefacenti. Contrastare questo circolo perverso è difficile – conclude – ma dobbiamo provarci tutti assieme: Istituzioni, Inquirenti, Forze dell’Ordine, famiglie, scuole. In poche parole, tutta la società per bene”.

“Quello del disagio giovanile è un fenomeno molto più complesso di quanto spesso lo si descriva. Ben venga uno sforzo da parte di tutta la società civile per affrontare insieme il problema, ma serve coordinamento e organizzazione, altrimenti il rischio è quello di disperdere inutilmente le energie, come vediamo troppo spesso accadere” spiega Anna Corò, presidente di Volontarinsieme, la più grande rete di associazioni di volontariato del territorio trevigiano.

“Proprio sulla tematica della povertà educativa minorile e dell’importanza di creare e rafforzare una comunità educante inclusiva e partecipata il volontariato trevigiano sia già al lavoro con diversi progetti, primi fra tutti Sconfinamenti e Giovani in Centro, focalizzato proprio su Treviso, dove il fenomeno delle baby gang continua a destare preoccupazione da più parti. Ma per mettere in campo azioni realmente efficaci di contenimento del problema va intensificata la collaborazione tra le forze sociali e istituzionali, coordinando sforzi e attività, e coinvolgendo anche famiglie e scuole. Occorre lavorare e sostenere a progetti di ampia visione, e non solo piccole iniziative locali e territoriali che non abbracciano la globalità della situazione ma servono solo da tampone temporaneo” conclude Corò.

(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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