Cani, gatti, lupi e veleni: l’avvelenamento da rodenticidi

Giulia ha la voce ferma mentre mi racconta di come Emma giacesse immobile sul tavolo d’acciaio; debolissima, tanto sofferente da non riuscire a spostare la testa. Giulia è una veterinaria a capo di una struttura di una clinica universitaria, fa il medico e la docente da più di 30 anni. Mi racconta che da gennaio, Emma è il trentunesimo cane che arriva in clinica troppo tardi per essere salvata. 

Giulia sospetta che Emma sia stata avvelenata da rodenticidi di seconda generazione, potenti sostanze che impediscono la coagulazione del sangue, causando emorragie interne e morte. Un campione di sangue lo conferma, Emma è stata avvelenata.

Purtroppo, come Emma, molti animali avvelenati non sopravvivono. I rodenticidi di seconda generazione, sviluppati negli anni ’70, sono più letali dei precedenti e possono rimanere nei tessuti degli animali per quasi un anno, avvelenando tutti gli animali che si nutrono di roditori contaminati. 

Nonostante le restrizioni sull’uso di questi composti, le prove suggeriscono che gli avvelenamenti non mirati sono ancora diffusi e che i rodenticidi sono presenti in vari ecosistemi, colpendo uccelli, mammiferi, anfibi, crostacei e insetti.

Il problema non è solo italiano. L’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti (EPA) ha raccomandato nuove restrizioni sui rodenticidi, ma i gruppi industriali che li producono sostengono che questi sono essenziali per il controllo dei ratti. Intanto i dati globali di fauna selvatica colpita da rodenticidi indicano che gli avvelenamenti continuano ad aumentare. 

In Italia, il 62% dei lupi analizzati tra il 2018 e il 2022 conteneva rodenticidi. 

Questo è uno dei rarissimi dati di cui disponiamo che ci danno un’idea dell’impatto dei rodenticidi sulla fauna selvatica. Pochi animali selvatici finiscono in una clinica veterinaria, e anche quelli che ci riescono vengono raramente sottoposti a controlli per i rodenticidi. 

“Nessuno paga per questi pazienti perché sono animali selvatici” mi risponde Giulia.

Nonostante regolamenti, norme internazionali e nazionali, le falle nel sistema permettono ancora la vendita e l’uso diffuso di questi veleni e gli effetti ecosistemici a catena sono devastanti.

Intanto gruppi di cittadini cominciano ad organizzarsi per denunciare immediatamente l’avvelenamento di cani e gatti con forti pressioni affinché i colpevoli vengano trovati e puniti così come prevede la legge italiana.

E la questione dei rodenticidi rimane complessa, con necessità di bilanciare la protezione dei domestici e della fauna selvatica con il controllo efficace dei roditori. 

(Autore: Paola Peresin)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
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