È giallo nel giallo per la morte di Alex Marangon: se da un lato al momento si continua ad indagare sulla pista dell’omicidio, dall’altro nessuna ulteriore ipotesi viene scartata del tutto.
Al momento nessun passo indietro ufficiale da parte della Procura trevigiana sul capo d’accusa (rimane sempre aperto il fascicolo per omicidio volontario), ma è lo stesso procuratore capo Marco Martani a confermare che “si farà un nuovo sopralluogo per capire se le ferite evidenziate dall’autopsia possano essere riconducibili a una caduta”.
Il primo è fissato per domani venerdì mattina, quando i Carabinieri del Comando provinciale di Treviso ritorneranno all’abbazia di Santa Bona assieme ai Vigili del fuoco. I militari che verranno imbragati si caleranno nello strapiombo boscoso che dall’abbazia porta al Piave e gli investigatori cercheranno le evidenze di una caduta di Alex, come ad esempio rami spezzati e segni nel terreno.
Quello della morte del venticinquenne barista di Marcon rimane un caso difficile da risolvere visti i due giorni di ricerche, la prima ipotesi del suicidio e anche i festeggiamenti di un matrimonio che si è svolto il giorno successivo alla scomparsa di Alex.
Ieri i Carabinieri hanno varcato nuovamente i cancelli dell’abbazia alla ricerca di elementi utili alle indagini, ma da quanto fino ad ora appreso non è stata ritrovata alcuna evidenza di un’aggressione ad Alex. Fondamentali saranno gli esiti degli esami tossicologici, che dovranno arrivare tra qualche settimana, per chiarire se Alex abbia assunto stupefacenti e, in caso affermativo, di che tipologia.
Massimo riserbo, per il momento, da parte degli investigatori sulla vicenda dei due “curanderos” sudamericani che pare siano state le ultime persone ad aver visto in vita il giovane: quello che è certo è che al momento dell’avvio delle ricerche, quando si parlava ancora di una persona scomparsa, i due non erano più all’abbazia.
(Foto: archivio Qdpnews.it)
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