Le chiese di Ormelle e Roncadelle, eredi della scomparsa Pieve di San Maurizio

Sebbene il più antico documento relativo a Ormelle e Roncadelle risalga al 1193, si ha notizia delle rispettive chiese solo XIV secolo, quando il titolo plebanale della chiesa matrice di S. Maurizio di Stabiuzzo passa prima alla chiesa di S. Fosca di Roncadelle (1315) e poi alla chiesa di S. Bartolomeo di Ormelle (1401).

Focus sulle chiese di Ormelle e Roncadelle – video di Luca Vecellio

In memoria di questo privilegio a Ormelle si conserva ancora il quattrocentesco battistero in pietra dura scolpita in stile romanico con stemmi del vescovo Nicolò Franco (1483-96) e del pievano Domenico Gabrieli (1483-1502). L’antica chiesa medievale venne sostituita con un edificio in stile barocco realizzato da Bernardino Casagrande (1605), gravemente danneggiato durante la Grande Guerra (1918). La chiesa fu nuovamente ricostruita su progetto di Giovan Battista Schiratti (nipote del beato Giuseppe Toniolo), mentre la facciata venne riconfigurata in forma classica nel 1955 con ampio nartece e loggia sovrastante, costituiti entrambi da tre arcate a tutto sesto.

Di notevole interesse è l’antica pala con la genealogia dei santi titolari, opera manierista di Alvise Donà (1568). Restaurata nel 1991, rappresenta infatti una sacra conversazione tra la Madonna in trono e i santi Maurizio, Fosca, Giovanni Battista e Bartolomeo. Le opere pittoriche del presbiterio vanno ascritte a Clauco Benito Tiozzo, che ha realizzato nel secondo dopoguerra i due medaglioni con San Pietro e San Paolo, l’Annunciazione e il grande affresco absidale della Cena di Emmaus.

L’altare maggiore con tabernacolo è ornato da due statue in marmo (San Floriano e San Bartolomeo), opere di Giuseppe Bernardi detto il Torretti (1744-1826), maestro del Canova. Delle due sculture lignee settecentesche poste nella controfacciata solo San Bartolomeo può essere attribuita a Giovanni Battista Marchiori. La pala della Madonna del Carmine, posta dietro l’altare maggiore, è stata realizzata da Gino Borsato (1926) e si richiama all’omonima chiesetta di via Stradon. Un organo di Vincenzo Mascioni (1925), costituito da due manuali su cassa semplice in legno e facciata di tipo ceciliano, sostituisce un perduto “magnifico organo liturgico” di Gaetano Callido.

Cappella della pieve matrice di S. Maurizio di Stabiuzzo, la chiesa di S. Fosca di Roncadelle fu elevata a plebanale (1315-1401), declassata a curazia e infine istituita a parrocchia (1936). L’edificio medievale, consacrato nel 1348 da Bartolomeo di Piligrino da Stabiuzzo, venne ristrutturato nel 1731, ampliato nel 1769 e interamente ricostruito dopo la Grande Guerra in stile neogotico su progetto di Giovanni Battista Schiratti (1924). Ampliato con la costruzione delle navate laterali su progetto di Gilda D’Agaro (1946), pavimentato da Anselmo Comuzzi (1962) e decorato da Giuseppe Gatto (1963), venne completato con le bellissime vetrate istoriate di Albano Poli (2001). L’imponente portale d’ingresso è incorniciato da lesene con capitello corinzio che sostengono un arco a sesto acuto, all’interno del quale sono raffigurati i Santi Maurizio e Fosca. Il presbiterio ospita il trittico neo-gotico di Carlo Donati, che ha dipinto su fondo dorato la Madonna del Rosario tra due Angeli, San Maurizio e Santa Fosca (1928). Ai lati vi sono gli altari minori dedicati a S. Antonio e alla Madonna del Rosario con relative statue, mentre nell’aula sono state poste due statue di recente devozione: San Giuseppe (di Ferdinand Stuflesser) e Santa Rita (di Giacomo Vincenzo Mussner). Della chiesa antica rimane la pietra commemorativa con inciso a caratteri gotici l’atto della prima consacrazione (1348).

(Autore: Giuliano Ros).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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